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Guerra Ucraina, Onu e G7: lo scontro su Kiev. Usa: no all?integrità territoriale. Lo strappo di Trump

3 ore fa 1
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Nel giorno del terzo anniversario dall’inizio dell’aggressione russa contro l’Ucraina si divide il fronte a favore di Kiev. La Casa Bianca ha rifiutato di sostenere l’integrità territoriale dell’Ucraina, allontanandosi dai Paesi dell’Unione Europea (esclusa l’Ungheria di Orban) ma anche dal Canada.

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La spaccatura è avvenuta su due scenari differenti ma paralleli: nel vertice del G7, avvenuto in videocall, con Macron e Trump collegati dagli Usa visto che il presidente francese era in visita alla Casa Bianca; nell’assemblea generale dell’Onu, dove la mozione presentata dall’Europa al sostegno dell’Ucraina è stata approvata, ma senza i voti di Stati Uniti, Russia e Bielorussia (ma non solo).


FRATTURA
Partiamo dal G7. Il vertice si è concluso senza un comunicato ufficiale condiviso, sancendo una spaccatura tra gli Usa e gli altri Paesi. Come mai? I diplomatici del G7 da giorni stavano lavorando per trovare un punto d’incontro nel testo. In teleconferenza c’erano tutti i leader (compresa Giorgia Meloni) di Italia, Usa, Canada (che regge la presidenza del G7), Germania, Regno Unito e Giappone. Washington ha rifiutato d’inserire, nel comunicato di chiusura, un passaggio che citasse l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia e la sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. D’altra parte, nei giorni scorsi il presidente americano aveva dichiarato, sorprendendo il mondo, che era stato Zelensky a iniziare la guerra contro la Russia. Ogni tentativo di mediazione è risultato inutile. Il vertice è durato poco più di un’ora e ha partecipato, all’inizio, ovviamente in collegamento, anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Fonti italiane hanno fatto sapere che comunque c’è stato un sostegno condiviso agli sforzi in corso per mettere fine al conflitto. E Donald Trump, nelle ore successive, dopo il colloquio con Macron, ha ribadito che la pace è vicina, che è questione di settimane e che nel vertice del G7 c’è stata l’intesa sull’ipotesi dell’invio di truppe dei Paesi europei a garanzia della sicurezza dell’Ucraina dopo un eventuale cessate il fuoco.


Ecco, bisogna spostarsi da Washington a New York, nella sede delle Nazioni Unite, per assistere alla seconda puntata dello scontro Europa-Usa sull’integrità territoriale dell’Ucraina. Sono state votate due risoluzioni. La prima è stata presentata e sostenuta dai Paesi dell’Unione europea (e da Kiev) e chiedeva il ritiro dell’esercito russo dal territorio dell’Ucraina («completamente e incondizionatamente»). È stata approvata con 93 voti a favore, 18 contrari e 65 astenuti. Tra i sì ci sono quelli dell’Italia e degli altri Paesi della Ue (esclusa l’Ungheria), del Canada, del Giappone e dell’Australia. Tra gli astenuti ci sono l’Argentina del presidente Milei, quattro Paesi Brics (Brasile, India, Cina e Sudafrica), ma anche Cuba e Colombia, a dimostrazione di un corto circuito geopolitico (L’Avana è molto vicina a Mosca ma non è certo apprezzata dall’attuale inquilino della Casa Rosada). Tra i diciotto contrari ci sono proprio gli Stati Uniti, la Russia, la Bielorussia, l’Ungheria, la Corea del Nord e Israele.


ANOMALIA
Già questo elenco dà il senso dell’anomalia, con Washington che vota insieme a Mosca, Minsk e Pyongyang. Successivamente gli Usa hanno tentato di fare approvare una seconda risoluzione, che chiedeva la fine della guerra ma non citava mai il fatto che l’aggressione era stata cominciata dalla Russia e che è necessario difendere l’integrità territoriale dell’Ucraina. I Paesi europei hanno reagito presentando una lunga serie di emendamenti, che di fatto andavano a modificare il testo, e chiarire il ruolo svolto da Mosca in questa guerra. L’epilogo è stato sorprendente: gli Usa si sono astenuti sulla propria risoluzione (proprio perché era stata modificata). Questa seconda risoluzione è passata con 93 voti favorevoli (anche in questo caso tra i sì c’è l’Italia), 8 contrari (tra cui la Russia) e 73 astenuti (tra questi, appunto, anche gli Stati Uniti). Come si spiega questa posizione degli Stati Uniti così vicina a quella di Mosca? Da una parte riflette le dichiarazioni rilasciate, in più occasioni, da Donald Trump da quando ha parlato al telefono con Vladimir Putin. Dall’altra potrebbe essere anche una mossa strategica: Washington, per rendere possibile l’accordo con la Russia sul cessate il fuoco e favorire il prossimo incontro tra le delegazioni dei due Paesi (un nuovo vertice dovrebbe essere programmato presto a Riad) preferisce non irritare Mosca.


MAIDAN
C’è anche uno scenario differente: organizzare i colloqui di pace in Turchia. E su questo ha detto il presidente Erdogan: «Sia la Russia che l'Ucraina devono essere coinvolte nei colloqui per porre fine alla guerra tra i due Paesi». Ieri sera Putin ha spiegato: «L’Europa può partecipare alla Pace», ma ha aggiunto «Zelensky ostacola la pace». Ecco, il presidente ucraino ieri ha ricevuto la visita di molti leader europei e dei vertici della Ue (Ursula von der Leyen e Antonio Costa). Hanno partecipato alla cerimonia per i caduti al memoriale di piazza Maidan in occasione del terzo anniversario della guerra. C’è stato l’annuncio: l'Europa accelera l'invio di armi, è pronta ad altre sanzioni contro Mosca e conferma nuovi aiuti per 3,5 miliardi. A questo si aggiunge l’apertura all’adesione alla Ue dell’Ucraina entro il 2030. «In questa lotta per la sopravvivenza non è solo il destino dell'Ucraina ad essere in gioco, ma quello dell'Europa», ha detto Ursula von der Leyen a Kiev, accanto al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e accompagnata da quasi tutti i commissari europei. Sarà anche presentato «un piano completo su come aumentare la produzione di armi e le capacità di difesa in Europa» il 6 marzo al vertice straordinario dei leader: «Una pace giusta e duratura si ottiene solo con la forza».

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