Tremila persone in coda a Milano davanti al Consolato della Federazione russa per esprimere il proprio voto nell'ultimo giorno di elezioni che confermerà Vladimir Putin al Cremlino per altri sei anni. Il serpentone di elettori di cittadinanza russa - tutti provenienti dal Nord Italia, il resto si sono recati all'Ambasciata di Roma - si snoda per quasi due chilometri, puntellato da un notevole dispiegamento di forze dell'ordine. Ci sono molte donne, molte di loro badanti o colf, tante accompagnate da mariti italiani che le osservano mentre fanno la fila.
La maggioranza sono filo Putin, cantano a squarciagola l'inno nazionale russo, qualcuno indossa il costume tradizionale. Ascoltano dal cellulare trasmissioni radiofoniche in russo in cui si racconta l'andamento del voto, a urne aperte. I nazionalisti in coda se la prendono con i dissidenti, con quelli che hanno cartelli di protesta: «Sono venuti qui a provocare. Della Russia non gliene frega niente. Hanno la testa piena di merda della propaganda occidentale» dice una signora di mezza età.
Yulia, poco più che ventenne, si presenta con una bandiera dell'Ucraina legata sulle spalle e un cartello scritto in russo: «Nessuno combatterà per te» indirizzato a Putin. Qualcun altro mostra la foto di Navalny e accusa il leader del Cremlino di averlo ucciso. Alle 12 arrivano in gruppo gli appartenenti all'associazione dei Russi liberi: sono qui non solo per votare e annullare la loro scheda ma per mandare un segnale a Mosca. Loro non ci stanno. Hanno aderito alla chiamata della vedova Navalny al “mezzogiorno contro Putin” ma non si sentono del tutto tranquilli. Qualcuno, uscendo dal seggio, lamenta procedure poco chiare e di aver visto il proprio voto già usato. «Non mi sorprende. Anche in altri Paesi è già successo» dice Natalya Rigvava, leader dei Russi liberi a Milano. L'urna, all'interno del consolato, è trasparente e la scheda non si piega come avviene per le nostre elezioni. Di fatto è come se si trattasse di un voto palese. Difficile sarà quindi esprimere il proprio dissenso sulla scheda nonostante qualcuno ci stia già provando.
A fare da scorta ai russi dissidenti ci sono i radicali di Milano che stanno presidiando l'ingresso del consolato dalle 8 di stamattina. Le operazioni di voto dovrebbero terminare alle 20 ma nel primo pomeriggio continuano ad arrivare persone che si mettono in coda. Non è certo che tutti riescano a votare.