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Il mistero di Ruby, la nave "russa" carica di nitrato di ammonio davanti alle coste inglesi. «Ha 7 volte l'esplosivo che distrusse Beirut nel 2020»

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Una nave danneggiata, che trasporta circa 20.000 tonnellate di nitrato di ammonio (una sostanza chimica altamente esplosiva) è attualmente ancorata a circa 17 miglia nautiche dalla costa britannica, dopo essere stata respinta da diversi porti europei. L'imbarcazione, identificata come la Ruby e di proprietà di una compagnia maltese con sede a Dubai, aveva lasciato il porto russo di Kandalaksha con destinazione Marsaxlokk, Malta. Questa società di Dubai opera dal porto siriano di Tartus, che altro non è che la base russa nel Mediterraneo da cui si muove la famosa "flotta fantasma" russa con azioni di disturbo in Europa.

Cos'è il nitrato di ammonio?

Il nitrato di ammonio, comunemente utilizzato come fertilizzante, può esplodere se esposto a fonti di calore, come avvenne tragicamente nell’esplosione di Beirut nel 2020, dove un incendio in un deposito causò la distruzione di un intero quartiere in pochi secondi e la morte di almeno 200 persone, Ad oggi, rappresenta la più grande esplosione "non nucleare" mai registrata. La quantità di materiale a bordo della Ruby è però sette volte superiore rispetto a quella impiegata nella devastante esplosione nella capitale libanese, suscitando così forti preoccupazioni tra le autorità britanniche e la comunità internazionale.

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Preoccupazioni per la nave

Le condizioni attuali della nave e il suo carico altamente pericoloso hanno messo in allarme il Regno Unito, la cui guardia costiera sta attualmente monitorando la situazione. Secondo il sito di monitoraggio del traffico nautico "Vesselfinder", al momento, la Ruby risulta ancorata fuori dalle acque territoriali britanniche e attende di rifornirsi di carburante prima di attraversare la Manica. Nonostante non vi siano segnali di un’esplosione imminente, i danni subiti dalla nave e il rifiuto da parte di porti in Norvegia e Lituania di accoglierla sollevano forti preoccupazioni sulla sicurezza.

L'incidente, che si inserisce in un più ampio contesto di tensioni per la sicurezza delle attività marittime legate alla Russia in Europa, ha messo in allerta le autorità di diversi paesi. La Ruby ha riportato danni mentre lasciava un porto russo, con una crepa nello scafo e danni all’elica e al timone. Nonostante ciò, le autorità marittime norvegesi hanno dichiarato che i danni non erano sufficientemente gravi da impedirle di navigare, e soprattutto a causa della pericolosità del carico, le è stato vietato di attraccare nei suoi porti.

Una semplice nave o un esperimento russo?

Secondo alcuni analisti, la Ruby potrebbe rappresentare una sorta di test per valutare la capacità di reazione delle autorità norvegesi e della Nato di fronte a una situazione potenzialmente pericolosa. Come riportato dalla redazione danese Dr, l'analista Jacob Kaarsbo del think tank Europe definisce il comportamento della nave Ruby come «sospetto». Durante la sua permanenza in occidente, la nave è rimasta vicina alla base Nato di Tromsø e agli impianti di petrolio e gas naturale di Bergen. Pertanto, secondo Kaarsbo, «l'intero schema di navigazione può suggerire che non sta solo portando del fertilizzante da A a B, ma potrebbe esserci qualcos'altro dietro».

La nave farebbe pertanto parte di una guerra psicologica in cui la Russia cerca di provocare una reazione dei paesi del Nord Europa, per vedere come reagiscono. «Non penso che i russi lasceranno improvvisamente esplodere questa bomba galleggiante attorno al ponte del Grande Belt, perché sarebbe un atto di guerra. Lo scopo probabilmente è più quello di verificare come reagiscono le autorità».

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