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Il vecchio e il bambino, Nicolussi da Guccini

7 mesi fa 34
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Un vecchio cantastorie e un giovane calciatore si videro all’osteria e di chiacchiera in chiacchiera, fra un piatto di tagliatelle e un bicchiere di vino, parlarono di dischi, di campi di gioco, di attori americani dimenticati. Francesco Guccini, juventino sfegatato, quando ha saputo che il centrocampista bianconero Hans Nicolussi Caviglia si era dichiarato pubblicamente suo fan, ha pensato che sarebbe stata una bella idea invitarlo a Pavana, dove vive da tanti anni. Ha chiamato il suo amico Mimmo, titolare della “Caciosteria”, un locale di Pavana che di lunedì sarebbe chiuso, ma che per il decano dei cantautori ha aperto la cucina e apparecchiato per il vecchio e il ragazzino. Guccini ha 83 anni, sessanta in più del giocatore, un patriarca della canzone italiana che ha ricevuto l’ospite in un’osteria (e dove se no?) ricavata in un’ex cascina. Quando il maestro ha ordinato tagliatelle, l’altro si è rivolto all’oste ben contento di seguirne l’esempio: «Mangio quello che mangia lui».

Poi è stato scelto il vino e qui Guccini, mettendo a repentaglio la tradizione e l’immagine da emiliano doc, uso a portarsi un fiasco di rosso sul palco quando suonava dal vivo, ha ignorato i rossi delle sue terre, Lambrusco e Sangiovese, per ordinare un Traminer del Trentino: «Bevo solo bianco», ha confessato. L’altro ha declinato, ligio alla dieta imposta ai giocatori professionisti. Da bravo ammiratore, Nicolussi Caviglia si è portato dietro il disco con la sua canzone preferita, Amerigo, e gli ha chiesto di autografarlo: «I brani che amo di più sono Amerigo e Quello che non, poi mi piacciono Cyrano, Farewell, Incontro e La locomotiva, che ascoltavo da piccolo in macchina con mio padre», ha detto il giocatore al suo autore preferito, incredulo di poterglielo confidare di persona. «Invece non ho mai visto un concerto», si è rammaricato. Lo juventino, per ringraziarlo, gli ha fatto dono della propria maglia. Una passione, la sua per l’autore di Piccola città, riferita lo scorso novembre su Twitter quando venne chiesto a ogni giocatore della Juve quale fosse il cantante preferito e lui rispose: «Guccini». Saputo dei gusti del calciatore, il cantautore ha avuto l’idea di invitarlo. Nel frattempo la società bianconera si è fatta viva esprimendo la medesima volontà del giocatore di incontrarlo, così è partito l’invito ufficiale e ieri l’atleta è salito a Pavana per pranzo.

A unirli, oltre alla comune passione per calcio e letteratura - Hans ama Dostoevskij e Thomas Mann -, l’origine montanara: il giocatore è nato ad Aosta. Visibilmente emozionato, il ragazzo si è seduto al tavolo col maestro. Il pranzo è passato conversando di musica e cinema, un altro interesse in comune, e quando il discorso è caduto su Amerigo, storia di emigrazione italiana dall’Appennino a Pavana, l’artista ha raccontato un aneddoto su una star americana dalle origini italianissime: «Ernest Borgnine, l’attore del Mucchio Selvaggio e di Quella sporca dozzina, pur essendo nato negli Usa era originario di Carpi, in provincia di Modena». Il ragazzo che stava ad ascoltarlo non poteva conoscere Borgnine, ma si è ricordato di come suo padre invece ce l’avesse ben presente.

Poi ha tenuto banco il calcio. Il ricordo di Guccini della sua prima e unica partita allo stadio, un Modena-Sampdoria di fine anni Quaranta: «Finì zero a zero, nei “gialli” (il Modena, ndr) giocava Maino Neri, che poi sarebbe passato all’Inter». L’Italia si stava risollevando dalla guerra che aveva visto Guccini sfollato proprio a Pavana, quando in pianura cadevano le bombe.

Il vecchio parlava e il ragazzo ascoltava, storie di quelle che raccontano i nonni, ormai lontane nel tempo, storie che a volte fanno luccicare gli occhi, come ne Il vecchio e il bambino: «Il bimbo ristette, lo sguardo era triste/ e gli occhi guardavano cose mai viste/ E poi disse al vecchio con voce sognante: “Mi piaccion le fiabe, raccontane altre”».

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