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In questi giorni si sta discutendo, e peraltro con toni decisamente accesi, intorno alla scelta del ministro Valditara di introdurre lo studio della Bibbia e del latino nelle scuole medie italiane. Benché noi siamo del tutto contrari a questo governo penosamente allineato al verbo neoliberale imperialista, un governo che non è se non la continuazione peggiorativa del precedente governo dell’euroinomane di Bruxelles, Mario Draghi, ebbene, ciò non di meno, non possiamo non riconoscere che, in questo caso, la scelta proposta risulta massimamente condivisibile.
La Bibbia e il latino sono infatti il fondamento della nostra cultura, ed è dunque cosa saggia e giusta fare in modo che gli studenti si formino studiando sia l’una sia l’altro. Per quel che ci riguarda, se dobbiamo dirla davvero tutta, introdurremmo oltre al latino anche il greco, e li renderemmo entrambi non facoltativi ma obbligatori, aggiungendo anche lo studio della filosofia, come peraltro aveva già a suo tempo progettato il mai abbastanza encomiato filosofo Giovanni Gentile.
Il coro starnazzante e ragliante degli oppositori sostiene che lo studio della Bibbia implica una torsione confessionale e un abbandono dei principi della laicità. Una tesi che risulta essere sciocca e infondata, se si considera che studiare la Bibbia non significa convertirsi o affrontarla in chiave confessionale, significa invece appropriarsi delle basi fondamentali della nostra civiltà, senza le quali, oltretutto, non si può capire letteralmente nulla di Dante o del Rinascimento. Analogamente, per quel che concerne lo studio del latino, esso è indispensabile per formare le menti delle nuove generazioni, oltre che per porle in contatto con il senso profondo della nostra civiltà.
Il coro starnazzante e ragliante degli oppositori di questa giusta, e anzi sacrosanta, scelta scolastica, cosa vorrebbe che si studiasse in luogo del latino e della Bibbia? I testi di Roberto Saviano e di Michela Murgia, forse? Qual è il loro programma educativo? Cancel culture e arcobaleno? Globalizzazione accelerata e nichilismo postmoderno?
Viviamo ormai da decenni, inutile sottolinearlo, in una fase di crescente distruzione capitalistica della scuola, ridotta ad azienda e sempre più votata all’inglese, all’informatica e all’impresa, le tre sciagurate “I” introdotte a suo tempo dall’imprenditore votato alla politica Silvio Berlusconi.
Cambiare senso di marcia mi pare doveroso e la proposta di cui stiamo ora discutendo mi sembra un piccolo ma importante segnale in questa direzione da parte di un governo che comunque, anche su questo fronte, è stato soggetto a penosi scivoloni come quello, ad esempio, legato all’introduzione del demenziale liceo del Made in Italy. Noi, invero, abbiamo bisogno soltanto di potenziare il liceo classico e le radici della nostra cultura. Per dirla con il Verdi: torniamo agli antichi, sarà un progresso.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro