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Ilaria Capua: “Il debito pubblico ci schiaccia, la politica ragioni sulle priorità”

9 mesi fa 7
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«Non smettiamo di credere nel Servizio sanitario, ma serve un nuovo approccio». Ilaria Capua, da poco senior fellow di Salute globale alla Johns Hopkins University di Bologna, forte di una lunga esperienza in Florida, interviene sui tagli alla sanità.

Cominciamo dal suo spettacolo scientifico con Lodo Guenzi, che il 20 aprile sarà a Torino. Perché è dedicato a Le parole della salute circolare?
«La salute circolare è un progetto che ho iniziato a sviluppare prima della pandemia e dopo sono ancora più convinta che serva una nuova prospettiva. Acqua, aria, terra e fuoco governano ancora il mondo, come dicevano gli antichi greci, e noi siamo dipendenti dalla qualità degli elementi che ci circondano. Parlare di salute oggi vuol dire affrontare un tema ampio e la ricerca sta all’incrocio tra tante materie e professioni biomediche. Con l’aumento della conoscenza e della complessità bisogna aprirsi ad altre discipline. Per limitare i focolai di Dengue, per esempio, occorrono forti disinfestazioni contro la zanzara tigre, uso di repellenti e limitazione d’acqua in balconi e giardini. Serve una collaborazione tra istituzioni e cittadini. Altro fenomeno è l’antibiotico-resistenza, che provoca infezioni ospedaliere causate da batteri più forti perché capaci di neutralizzare gli antibiotici. Occorre dunque che tutti non buttino i farmaci nei rifiuti o nel wc, ma li smaltiscano in maniera adeguata. E l’antibiotico va usato con parsimonia e solo sotto controllo del medico o del veterinario».

La pandemia è finita?
«È finita la fase di attacco e siamo adesso nella fase di endemizzazione. Il virus è ben diverso da quello originale e noi siamo protetti. Per ora il Sars-Cov-2 è stato messo in un recinto e con gli strumenti che abbiamo sappiamo tenerlo sotto controllo. Cosa farà in futuro non si sa. In generale però più i virus circolano e più si attenuano».

Ora è davvero simile all’influenza?
«Se devo dire la verità io ho sempre sottolineato le similitudini. Se non lo fosse stato avremmo avuto conseguenze ancora più gravi. Se mai è sbagliato banalizzare l’influenza. Un conto è il raffreddore, un altro l’influenza. Solo che per l’influenza avevamo i vaccini, per il Covid no. È vero però che il Sars-Cov-2 ci dà sempre nuove sorprese come il Long Covid, che per chi ce l’ha è un problema serio: ci sono persone che non sono tornate mai come prima».

Teme altre pandemie?
«Il pianeta è un sistema chiuso, senza tubo di scappamento e le azioni negative nei suoi confronti ci tornano indietro. Le pandemie avvengono a intervalli regolari. Il lasso di tempo tra le ultime è stato di massimo 40 anni e minimo 11».

Sarà la cosiddetta malattia X?
«Sì, sarà un patogeno sconosciuto a carattere pandemico di cui abbiamo già alcuni sorvegliati speciali come i virus influenzali, i coronavirus e i filovirus».

Per prevenirla servono investimenti nella salute circolare?
«Certo e delle politiche che guardino al futuro tenendo conto che prima o poi succederà. Bisogna mantenere un certo di livello di preparazione, soprattutto sul rapporto uomo-animale».

E un piano pandemico pronto?
«Sì e le risorse di mascherine e protezioni almeno per proteggere le persone in prima linea».

Quanto è preoccupante la Dengue in Italia?
«Se non si fa la lotta alle zanzare il contagio potrebbe allargarsi».

E il vaccino?
«In questo momento va fatto solo da chi va nelle zone infette come il Sudamerica. La maggioranza delle forme sono similinfluenzali, ma ci possono essere casi anche gravi. Fin quando si hanno la febbre e i sintomi poi se si viene punti si può contagiare. Sempre e solo tramite la zanzara tigre».

Condivide l’appello degli scienziati per salvare il Servizio sanitario?
«Quello dei tagli alla sanità non è un fenomeno solo italiano, ma dopo che abbiamo giustamente magnificato gli eroi della pandemia sarebbe logico promuovere un potenziamento della sanità. Bisognerebbe investire per farla diventare più agile e non è successo. Un vero controsenso, anche perché non premia chi ha rischiato grosso. L’appello dunque mi pare molto giustificato».

C’è qualcosa che importerebbe del sistema americano?
«La sanità Usa è quasi completamente privata con conseguenze inique. Senza assicurazione non si entra in ospedale. Un sistema molto diverso dal nostro, che non auguro all’Italia di copiare. Nonostante la spesa sanitaria americana sia più alta poi garantisce livelli di cura inferiori. Il Covid per esempio ha colpito fortemente gli Usa».

In Italia bisogna riequilibrare il rapporto pubblico-privato?
«Credo che il problema dell’Italia sia il debito pubblico. Sanità e scuola soffrono, ma i soldi non ci sono. Sta alla politica ragionare bene sulle priorità, nel mentre il privato fa il suo mestiere e tampona situazioni altrimenti gravi, anche grazie alle convenzioni».

Lei con la politica ha chiuso?
«Sono passati dieci anni da quando mi è stata strappata la reputazione per accuse ingiuste come il traffico di virus per cui ho rischiato l’ergastolo. Mi sono dimessa dal Parlamento dove ero entrata su richiesta di Mario Monti e sono andata a vivere negli Stati Uniti. Mi sento dunque di averci provato e di aver già dato».

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