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Ilaria Sula, il ragazzo conosciuto su Tinder: «Mark Samson ha usato la mia foto e ha provato a incastrarmi»

19 ore fa 2
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«Sì, quella foto è mia. È finita nelle chat di Ilaria, ma io con questa storia non c’entro nulla. Mark l’ha presa dal mio profilo Tinder per far credere alle sue amiche che fosse fuggita con me a Napoli a “fare la birichina”. In realtà io ero a Roma, al lavoro. Ha cercato di incastrarmi». Lo chiamiamo Fabrizio anche se il suo nome vero è un altro, perché col terribile delitto di Ilaria Sula non ha alcun legame. A suo modo pure lui è una vittima dello stesso Mark Samson, il 23enne che ha accoltellato la ex e che ha usato la foto dell’agente commerciale ed ex studente alla Sapienza per far credere che Ilaria fosse con lui e per depistare le ricerche. Tra Fabrizio e la 22enne uccisa c’è stato un incontro digitale mai diventato reale che però è stato utile all’assassino per costruire un racconto falsato e fatto circolare nei giorni successivi alla sparizione della ragazza. Una messinscena che ha coinvolto anche Fabrizio, usato come volto inconsapevole per sviare le indagini. L’idea di fondo era quella di associare a un altro ragazzo la scomparsa e poi la morte della studentessa.

Mark Samson si fingeva Ilaria e mandava messaggi alle amiche di lei: «Sto facendo la birichina». Il pugno prima del delitto

LA TESTIMONIANZA

«Io e Ilaria ci siamo conosciuti su Tinder solo due giorni prima della sua sparizione, ovvero lunedì 24 marzo. Poi non l’ho più sentita, ma non ci ho fatto caso. Era una delle tante chat aperte su quell’app». Nessun incontro, nessun legame reale con la studentessa di Terni fuori sede. Solo una breve conversazione: domande semplici, quelle classiche per rompere il ghiaccio: «Che lavoro fai?», «Che studi?», «Dove vivi? », «Da quanto sei single?». Tra quei messaggi, anche un accenno alle relazioni passate. «Mi aveva detto di essere uscita da poco da una storia lunga, ma non sembrava spaventata o turbata. Credo non percepisse alcun pericolo, forse perché lui non glielo aveva mai manifestato». Ma questo non ha impedito a Mark Samson, dopo aver ucciso Ilaria, di impadronirsi di quella foto profilo – sorridente, a petto nudo e su un’altalena – e usarla come pista falsa.

LE CHAT CON LE AMICHE

Subito dopo il delitto, il 23enne figlio di genitori filippini cominciava a fingersi la sua ex nelle chat con le amiche, raccontando di un viaggio improvviso a Napoli con un ragazzo appena conosciuto. Uno con cui sparire per un po’ e staccare da tutto. «Peccato che io fossi a Roma, a lavorare», precisa Fabrizio. «Penso che lui avesse davvero pochissime informazioni su di me. A lei via chat avevo solo detto di avere origini napoletane, e da lì si è inventato tutto. Ma io sono nato e cresciuto a Roma. Ha preso qualche dettaglio vago da Tinder e ci ha costruito sopra una storia. Pure male. Non aveva niente su di me». Intanto, mentre Mark metteva in scena il depistaggio, Fabrizio veniva travolto da messaggi e screenshot condivisi. «Le sue amiche mi hanno contattato pensando che fossi davvero con lei. Mi hanno trovato sui social, mi hanno scritto, mi hanno girato le chat. È stato surreale. Ho dovuto rassicurarle io. Mi sono innervosito, ma più di tutto ero sotto choc». Quando poi la verità è venuta a galla e Mark ha confessato di averla uccisa, la polizia ha convocato in questura anche Fabrizio. «Ho collaborato subito. Non avevo nulla da nascondere».

Il 27enne è ancora incredulo: «Ha preso la mia foto per nascondere il nome di un altro. L’altro ragazzo con cui Ilaria si sentiva da più tempo. Uno che lei chiamava Alessandro», spiega. È proprio questo Alessandro, secondo la confessione di Mark, ad aver scatenato la sua furia omicida. Sempre che sia stata realmente Ilaria a scrivere con Alessandro quelle chat «sessualmente esplicite» che l’indagato ha spiegato di aver letto dal cellulare della vittima la mattina del 26 marzo. Fabrizio oggi si sente una vittima collaterale, un volto usato senza consenso, un’esca nella sceneggiatura di un assassino. Eppure, nonostante tutto, non lo denuncerà: «Tanto l’ergastolo lo prende lo stesso. Ma ha infangato il mio volto senza nessuna ragione».

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