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Secondo i dipendenti pubblici italiani, le applicazioni di intelligenza artificiale più utili per la P.A. sono quelle di automatizzazione di procedure e compiti ripetitivi (74%). Ma sono importanti anche quelle che permettono di personalizzare e efficientare i servizi agli utenti i (47%) e quelle di assistenza virtuale per fornire informazioni ai cittadini (42%). Mentre, sono ancora meno immaginati utilizzi per l'analisi predittiva (36%) o il rilevamento frodi o anomalie (33%).
Per i dipendenti, secondo la ricerca, la principale le difficoltà nell'introduzione dell'IA nell'amministrazione è organizzativa, perché la dirigenza non è ancora preparata a nuovi modelli di gestione del lavoro e del personale (lo evidenzia quasi metà degli intervistati, il 47%).
Poi ci sono criticità etiche, per le distorsioni che possono favorire stereotipi e discriminazioni (39%), minacce alle privacy per il meccanismo di condivisione e interoperabilità di dati (35%), riduzione dell'empatia e delle relazioni con il cittadino (35%), errori e distorsioni per la limitata accuratezza delle procedure (34%).
Infine, l'85% dei dipendenti pubblici italiani ha già utilizzato un qualche strumento basato sull'IA. Principalmente si tratta di chatbot e assistenti virtuali (nel 68%), di app per scrivere testi o fare traduzioni (51%).
"Dalla ricerca emerge chiaramente il desiderio di tutti coloro che operano nel mondo pubblico di abbracciare queste nuove tecnologie per rendere ancora più efficiente e produttivo il loro lavoro", commenta Stefano Stinchi, direttore della Divisione Pubblica Amministrazione di Microsoft Italia.