Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno iniziato a ritirarsi dal sud del Libano. L'esercito manterrà, comunque, cinque avamposti nella zona vicino al confine, ciascuno presidiato da una compagnia di soldati, per un periodo di tempo indefinito. Le compagnie sono composte generalmente da 100-150 soldati, ma questo rappresenta solo una piccola parte delle forze maggiori, che probabilmente ammonteranno a diverse migliaia, se non a 10.000-15.000, a seconda delle circostanze. I cinque avamposti non facevano parte formalmente dell'accordo di cessate il fuoco del 27 novembre. Tuttavia, Israele ha convinto gli Stati Uniti che l'esercito libanese non è abbastanza efficace, al momento, per impedire a Hezbollah di insediarsi nel sud del Libano e tentare potenzialmente un attacco.
Le famiglie degli ostaggi israeliani continuano a manifestare, mentre prosegue la prima fase dell’accordo per la tregua con Hamas, che prevede il rilascio di 33 prigionieri. Israele ha chiesto ad Hamas per sabato prossimo il rilascio di sei ostaggi vivi anziché i tre previsti dall'accordo. In cambio si è detto disposto a fare entrare centinaia di altre roulotte nella Striscia di Gaza.
Intanto giovedì 20 febbraio Israele riceverà i corpi di quattro ostaggi uccisi da Hamas. Lo riferisce il Jerusalem Post, secondo il quale altri quattro corpi saranno consegnati il giovedì successivo. Secondo Kan, i nomi dei morti, periti durante la prigionia, saranno rivelati giovedì mattina. Si tratta di una deviazione dai termini originali dell'accordo, che prevedevano la restituzione dei corpi solo dopo il ritorno di tutti gli ostaggi ancora vivi.
Sul futuro di Gaza, Netanyahu ha ribadito che né Hamas né l’Autorità Nazionale Palestinese avranno un ruolo nella Striscia, rilanciando il cosiddetto "piano Trump", che prevede lo sfollamento della popolazione palestinese e la ridefinizione del controllo sull’area. Questa proposta, sostenuta anche dal ministro israeliano Bezalel Smotrich, include l’annessione del nord di Gaza e di altre zone strategiche da parte di Israele, con l’obiettivo di eliminare la presenza di Hamas e disarmarlo completamente. Il piano è stato al centro di un incontro a Riad tra il segretario di Stato USA, Marco Rubio, e il principe saudita Mohammed bin Salman, segnale che Washington intende portarlo avanti.
Il Papa anche stasera ha telefonato alla parrocchia di Gaza
Anche questa sera, dalla sua camera d'ospedale al Policlinico Gemelli, papa Francesco ha telefonato alla parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, per far sentire la sua vicinanza alla piccola comunità cattolica presente nella Striscia. Lo si apprende da fonti vaticane. Prima del suo ricovero al Gemelli, il Pontefice era solito telefonare tutte le sere, verso l'ora di cena, parlando con il parroco, l'argentino padre Gabriel Romanelli, e il vice parroco, padre Yusuf Asad. La cosa si è ripetuta anche nei primi due giorni di ricovero, venerdì e sabato. Francesco quindi ha voluto chiamare anche stasera, nonostante il perdurare dell'infezione alle vie respiratorie
Rubio, ribadito con bin Salman impegno su tregua e ostaggi
Il segretario di Stato americano, Marc Rubio, ha riferito di avere concordato con il principe ereditario Mohammed bin Salman su un lavoro comune per la tregua a Gaza. "Nei miei incontri con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il ministro degli Esteri Faisal bin Farhan abbiamo ribadito il nostro impegno a implementare il cessate il fuoco a Gaza e ad assicurare che Hamas rilasci tutti gli ostaggi", ha scritto su X dopo aver visto oggi bin Salman e Faisal. "Abbiamo anche discusso di modi per migliorare la nostra cooperazione economica e di difesa e promuovere i nostri interessi comuni in termini di stabilità e prosperità in tutta la regione", ha aggiunto. Domani, Rubio parteciperà a Riad alla prima riunione tra Stati Uniti e Russia sull'Ucraina.