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Carl Spohr, ceo di Lufthansa, ripete il concetto ossessivamente: Fiumicino diventerà il sesto hub della colosso tedesco del volo. Soprattutto da qui - da un aeroporto che lo scorso anno ha visto il transito di 40 milioni di passeggeri - il vettore vuole partire con Ita alla conquista dei mercati che mancano alla galassia Star, cioè il Sud America o l’Africa. Cioè dove al momento i concorrenti Air France e Iberia registrano più passeggeri e dove, storicamente, anche la vecchia e disastrata Alitalia godeva di forte credito. Basti pensare che, per lo più con voli in partenza da Roma, la nuova Ita gestisce il 7 per cento del traffico aereo verso il Brasile e il 7 per cento di quello verso l’Argentina.
Ita-Lufthansa, cosa cambia: più rotte, ma prezzi fermi (per ora). Vantaggi per chi accumula punti
Senza il matrimonio tra Ita e Lufthansa autorizzato 48 ore fa dalla Ue, l’aeroporto di Fiumicino avrebbe comunque raggiunto i cinquanta milioni di passeggeri all’anno nel prossimo quadriennio. Con l’ingresso nel colosso tedesco nel capitale del vettore italiano nato sulle ceneri di Alitalia - spiegano tutti gli esperti del settore - lo scalo della Capitale può diventare una delle principali “porte di sbarco” in Europa per chi arriva nel Vecchio Continente dall’America, dall’Asia o dall’Africa: cioè atterrare a Roma con aeromobili provenienti da mete intercontinentali per poi salire su altri velivoli e raggiungere le diverse Capitali europee, creando economiche di scala impressionanti.
Uno scenario ambizioso - ma credibile visto la saturazione degli scali del Nord Europa - per il sistema aeroportuale italiano, che per troppi anni è stato soltanto preda delle compagnie stranieri, sbarcate a Roma per fare “feederaggio”, per portare i nostri passeggeri nei loro hub e da qui farli volare sulle ricchissime tratte intercontinentali. Ma questi ormai questi tempi sono lontani. Non a caso ieri lo scalo di Fiumicino ha ottenuto per la sesta volta in sette anni il riconoscimento di Best european airport da parte di Aci (Airport Council International) Europe. Più precisamente è stato eletto il migliore aeroporto del Vecchio Continente alla pari con l’iGA della città turca, che di passeggeri ne mobilita 75 milioni e che, come Roma, ambisce a diventare la “porta di sbarco” in Europa.
Per puntualità, servizi, investimenti, connettività con la città, il Leonardo Da Vinci è all’avanguardia. Anche grazie anche alla spinta impressa dalla capogruppo Mundys e al focus su innovazione e sostenibilità messo in campo dal Presidente di Edizione, Alessandro Benetton. Maurizio Troncone, ad di Adr, la società che gestisce il Leonardo da Vinci, ha spiegato che bisogna continuare a spingere sulla leva degli investimenti - 2,5 miliardi negli ultimi dieci anni e altri 9 fino al 2046 - «per continuare a competere al livello dei grandi hub mondiali», per far sì che «la traiettoria di sviluppo del nostro aeroporto possa proseguire per far fronte all'ulteriore crescita di passeggeri attesa nei prossimi anni».
Tra i primi a complimentarsi con Adr è stato Antonino Turicchi, presidente di Ita: «Siamo sicuri che questa sinergia potrà continuare a rafforzarsi in futuro con reciproca soddisfazione, per raggiungere insieme traguardi sempre più straordinari». Perché lo sviluppo di Fiumicino passa per due strade soltanto apparentemente parallele: l’ampliamento da parte di Ita delle rotte di lungoraggio in partenza da Roma e gli investimenti di Adr sul Leonardo da Vinci. È questa la benzina - passeggeri e risorse - che aspetta la Capitale per rilanciarsi non soltanto sul versante aeroportuale.
Per garantire che Ita a trazione tedesca punterà tutto su Fiumicino, Spohr ha sottolineato che «il suo hub a Roma è mille chilometri a sud di Francoforte e 700 sotto al nostro hub più meridionale, che è Zurigo». Quindi non c’è concorrenza con altri marchi della galassia Star. Già prima dell’accordo con i tedeschi, la compagnia guidata da Turicchi aveva programmato un aumento della flotta per aumentare le macchine per il lungo raggio, che oggi soltanto 28. Al momento si lavora alacremente sulla programmazione verso le nuove direttrici, ma stando ai rumors circolati in questi giorni, i nuovi azionisti tedeschi vogliono triplicare il peso dell’intercontinentale, dall’attuale 11 per cento al 30: questo si tradurrà in un rafforzamento delle rotte verso Buenos Aires, Rio de Jainero e San Paolo, aggiungendo come mete Santiago del Cile o Bogota. Dal Maghreb, invece, si scenderà sempre di più verso le principali città africane fino ad arrivare, anzi a ritornare, a Città del Capo. Il tutto senza dimenticare il Nord America, in attesa che di cambiamenti nell’attuale situazione geopolitica, che impedisce uno sviluppo verso l’Asia.
Con maggiori basi di partenza, Roma può diventare a tutti gli effetti l’hub europeo, contribuendo a raggiungere gli obiettivi di Adr, che prevede 90 milioni di passeggeri per il 2046. In quest’ottica la controllata di Mundys ha già programmato investimenti per 9 miliardi di euro. Si vuole aumentare la capienza dei tre hub esistenti, ai quali - se sarà necessario - se ne potrebbe aggiungere un altro nella parte dello scalo, dove sarebbero abbattute alcune officine per costruire, con materiali e tecniche sostenibili, nuovi saloni e aree di imbarco per i passeggeri. Dovrebbe sorgere anche la quarta pista, in un quadrante di Fiumicino più lontano dal centro abitato per abbattere del 30 per cento il rumore. Senza dimenticare l’alta velocità verso le principali città del Centro o del Sud Italia, i droni passeggeri per raggiungere Roma o un parco archeologico. Tutto per invogliare i passeggeri da tutto il mondo a scegliere la nuova porta di sbarco verso l’Europa.