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La domanda che si cominciano a porre i giornalisti di mezzo mondo, anche quelli inglesi del Telegraph, è come sia stato possibile che lo staff ristretto di Joe Biden sia riuscito a nascondere così a lungo le condizioni di salute del Presidente. E adesso, con Biden che insiste nella sua campagna, e nei comizi e nelle interviste dichiara che farà un passo indietro soltanto se a chiederglielo sarà il Padreterno, i cronisti scavano nei comunicati, nelle lettere di smentita, nelle immagini al setaccio di Joe B quattro anni fa e adesso, nei dettagli sotto la lente d’ingrandimento dei fogli che teneva in mano, delle scarpe speciali che indossava per evitare le cadute, nell’agenda delle visite dei neurologi, nell’insolita brevità delle interviste che concede, nella scarsità dei discorsi e comizi, nell’abitudine di fargli usare la scaletta più corta nello scendere dall’Air Force One, e in quella di farlo circondare di familiari e collaboratori attraversando il giardino della Casa Bianca per raggiungere l’elicottero. E mettono insieme i pezzi di una strategia pensata forse proprio per depistare e camuffare i segnali di un declino psico-fisico che è diventato plasticamente evidente con il primo duello televisivo con Donald Trump.
LE TRACCE
I segnali, però, non mancavano. C’è anzitutto il giallo del neurologo del Walter Reed National Military Medical Center, la struttura che serve la Presidenza. Si chiama Kevin Cannard e il punto è che avrebbe bussato a 16000 Pennsylvania Avenue ben otto volte nell’ultimo anno. Ma il dottor Kevin O’Connor, medico della Casa Bianca, giura che Biden è stato visitato solo le tre volte di prassi. La domanda successiva, allora, è come sia possibile che un uomo nelle condizioni di Biden, e col suo carico di responsabilità, non sia stato adeguatamente assistito. Ecco i cronisti riesumare i video dei discorsi e delle interviste del “giovane” Biden, il neoeletto Presidente che a 77 anni appare ancora presente a se stesso, brillante, e nel corso degli anni viene invece fotografato mentre crolla di sonno negli eventi ufficiali. Il che non sarebbe una novità. Sono pieni gli archivi televisivi di personaggi della politica che si appisolano per due minuti e ritrovano la carica per portare a termine le loro agende fitte fitte. Ma spicca poi la fotografia di un foglio nelle mani di Biden, in cui a ogni riga è scritto in caratteri maiuscoli YOU, quasi a ricordare al Presidente che è proprio lui a dover compiere quei movimenti ed eseguire quelle procedure da protocollo. Ecco lo zoom sulle scarpe comode, da ginnastica, scelte per rendere più stabile una camminata sempre più incerta, e che in diverse occasioni ha visto il Presidente inciampare, cadere, barcollare. Gli invisibili cominciano ad acquisire un volto, un nome e un cognome.
È lo staff che circonda e fa scudo a Biden. Come Anita Dunn, responsabile della strategia di comunicazione della Casa Bianca, Ron Klein ex capo dello staff, il consigliere Anthony Bernal focalizzato sulla First Lady, e Annie Tomasini vicecapo dello staff. Martha Joint Kumar, professoressa di Scienze politiche alla Towson University, calcola che Biden è il Presidente Usa che ha concesso meno interviste di qualsiasi predecessore. C’è chi ricorda la sua prima conferenza stampa di più di un’ora, in cui alla fine sembrava perdere qualche colpo, e le cronache riportarono che Jill, sua moglie, si era infuriata con lo staff per averlo costretto a una prova così lunga. Ultimamente, le interviste hanno avuto durate minime, anche due minuti. Senza contare la gestione dell’agenda. Osservano i giornalisti del Telegraph che si cercano di risparmiare a Biden gli impegni al mattino presto o la sera tardi. Si osserva che in un caso, giugno 2022, ha disertato un appuntamento serale con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, e che ha dovuto impiegare un giorno per riprendersi dal jet lag, in Francia. Più evidente l’uso del teleprompter, il dispositivo elettronico che mette in collegamento a distanza con un suggeritore, usato spesso dai conduttori tv. Un modo per evitare di farsi vedere disorientato, alla ricerca di una parola come a Biden è successo una volta, per esempio, quando non gli tornava alla mente «veterano di guerra». Dettagli che rimandano alle polemiche sull’obbligo della trasparenza sulle condizioni reali di Potus, il Presidente.