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Kamala la prima alternativa, ma Biden tenta l’ultimo rilancio

6 mesi fa 8
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NEW YORK. Ricostruire l’immagine di Joe Biden facendolo apparire in maniera costante e continuativa in base agli impegni istituzionali ed elettorali già previsti nella sua agenda. È questa la strategia con la quale la Casa Bianca e la campagna Usa 2024 del presidente puntano a rilanciarne la candidatura spazzando via dubbi sul fatto che il partito democratico lo voglia scaricare. A riferire a La Stampa cosa sta accadendo in queste ore a Washington è un sondaggista vicino ai democratici.

Innanzi tutto, occorre partire dalla smentita del 1600 di Pennsylvania Avenue sulle voci secondo cui il presidente stesse pensando al ritiro. La Casa Bianca sposa la tesi del jet lag (ovvero degli effetti del fuso orario che avrebbero inficiato la prestazione di Biden nel confronto con Donald Trump) e non solo del raffreddore. Mentre il presidente da parete sua è impegnato raggiungere, contattare, parlare con tutte le persone possibili al Congresso per cercare di rassicurarle, mentre a lui arrivano richieste di apparire, di far vedere che è ancora sul pezzo, come ha precisato la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, in un briefing con la stampa: «È totalmente sul pezzo».

E Biden sembra rispondere. Ieri sera aveva appuntamento con dieci membri del Comitato elettorale democratico, ha pranzato con Kamala Harris e hanno parlato appunto del suo ruolo nella campagna, lo stesso ha fatto con Nancy Pelosi e con Peter Welch, uno dei senatori più duri che ha ripetutamente chiesto al presidente di farsi vedere.

«La strategia della Casa Bianca è far vedere che questa settimana Biden va in Pennsylvania e Wisconsin, fa l’intervista con George Stephanopoulos per ABC News, la settimana prossima avrà una grande conferenza stampa alla Nato, si confronterà con i leader mondiali e dimostrerà la sua forza – spiega il sondaggista –. Di fatto la Casa Bianca vuole ricalibrarne l’immagine assicurando che è ancora sul pezzo nel corso delle tante uscite previste in agenda, senza che ne siano aggiunte altre, perché non serve».

Per quanto riguarda il dibattito in sé, la Casa Bianca ha sottolineato con vigore che non si è trattato di un episodio, non è che è stato male, le cose negative capitano, aveva un raffreddore e ha accusato il jet lag, era stanco come del resto ha ammesso lui stesso. Rifiutando la teoria dell’episodio si respinge l’ipotesi che Biden soffra di qualcosa e che questo qualcosa possa riproporsi in occasioni future. Del resto – è la tesi dei suoi – il presidente quest’anno ha fatto 14 interviste, e nessuna di queste per iscritto, quindi riesce a rispondere senza problemi tenendo testa agli interlocutori. Al vertice della Nato di Washington inoltre parlerà con i leader che sanno con chi hanno a che fare, al contempo tuttavia non ci sarà ulteriore diffusione di suoi dati medici perché «non è ritenuto necessario visto che è a posto – dicono – dal punto di vista della salute».

A questo punto occorre fare due precisazioni in merito a quelle che sono state descritte come possibili alternative a Biden in caso di un suo passo indietro. La prima è che Gavin Newsom, il governatore della California, va a fare campagna per lui in alcuni Stati chiave, una pratica normale nelle presidenziali che non cela retro-pensieri. La seconda è che Gretchen Whitmer, la governatrice del Michigan, (anche lei considerata una papabile) ha smentito categoricamente che ci sia lei dietro al movimento “Draft Gretch” che sta tentando di costruirne la candidatura a Usa 2024 anche attraverso la raccolta di denari. Whitmer ha anzi chiamato direttamente Jennifer Brigid O’Malley Dillon, manager della campagna di Biden, dicendole che non c’entra nulla e che anzi è impegnata a sostenere la candidatura del presidente.

Biden c’è quindi. «Ma il presidente non voleva essere il leader del casamento generazionale?», è il quesito posto durante il briefing di ieri alla Casa Bianca. Karine Jean-Pierre ha risposto spiegando che, anche con un secondo mandato, non significa che il commander-in-chief non lo sia, perché ha comunque scelto una donna come Harris che ritiene possa essere il nuovo leader, una frase che suona come un endorsement in prospettiva, è lei il nuovo volto del partito, ma non vuol dire domani, quando sarà il suo tempo.

Ora, non è detto che l’operazione di rilancio di immagine riesca, ma intanto il partito dimostra di non aver scaricato Biden a cui spetta sempre la decisione di uscire di scena o meno. Sicuramente in seno all’Asinello stanno valutando se vale la pena scatenare una guerra per premere sulle sue dimissioni, ma non è facile senza una soluzione alternativa condivisa. Anche sulla sponda Trump c’è movimento, la campagna del tycoon prepara altri scenari alternativi a Biden: «Mancano comunque quattro mesi al voto e non si sa mai cosa potrebbe accadere».

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