ARTICLE AD BOX
La decisione non è presa ed è sempre più difficile da prendere. Giorgia Meloni ha tre giorni, massimo quattro, per fare la sua scelta: sì o no a Ursula von der Leyen. Le pressioni sono fortissime, da un lato e dall'altro.
L'ala istituzionale del partito, a cominciare dal commissario europeo in pectore Raffaele Fitto, si schiera per il sì, sulla scia di mondi diversi, ma influenti (la diplomazia, gli industriali). Nel frattempo, però, le spinte verso il No si fanno sempre più violente e resistere appare complicato.
La convinzione di FdI è che Matteo Salvini, insieme ai suoi colleghi patrioti, sia riuscito a convertire il voto di giovedì prossimo in una sorta di referendum tra bene e male. In questo schema von der Leyen è diventata una specie di simbolo. Basta scorrere i social o leggere le dichiarazioni degli esponenti della destra radicale globale per capire che l'operazione è riuscita e questo rende politicamente più drammatico il bivio di Meloni.
La prova, quasi definitiva, arriva da Elon Musk. Il fondatore di Tesla, sul suo social network X, ha rilanciato un sondaggio di un eurodeputato cipriota: «Von der Leyen sì o no?». La risposta del tycoon è chiara, «assolutamente no», perché, spiega, «è un voto super importante».
La domanda non è ingenua, perché arriva nel giorno in cui l'imprenditore sudafricano ingaggia una battaglia dai toni sprezzanti contro la Commissione che gli imputa di violare le regole europee sui servizi digitali rivolta, in base al regolamento europeo (Digital services act) che anche Fratelli d'Italia ha votato.
Musk ha risposto rivelando che la Commissione gli ha promesso un «accordo segreto». Un'accusa, non dimostrata, sulla quale è saltato immediatamente Salvini: «Sarebbe gravissimo. Basta con l'Europa del bavaglio e della censura, viva la libertà di espressione, sempre». Per Fratelli d'Italia non si tratta di una presa di posizione qualunque. Musk è un idolo della destra radicale globale ed è stato ricevuto con tutti gli onori a Palazzo Chigi e poi anche alla festa di Fratelli d'Italia, Atreju.
Salvini è in piena offensiva, a tutto campo. Quello che fa più male a Meloni è il piano internazionale. Dopo le prese di distanza sulle armi, ieri il vicepremier ha ammesso per la prima volta che con la premier «siamo distanti sulla politica estera».
Certo, per il segretario della Lega «il governo durerà cinque anni», ma il bombardamento non si ferma. Salvini, in un'intervista alla rivista ItaliaReportUsa ha confermato il suo prossimo viaggio negli Stati Uniti da Donald Trump, con il quale le affinità sul «tema della pace», sono molte. Un'altra stoccata durissima da assorbire per la premier tornata dal vertice Nato di Washington.
La partita più importante per Meloni, quindi, inizia domani. I suoi eurodeputati che dovranno esprimersi nel segreto dell'urna portano avanti la linea: «Per ora non ci sono le condizioni per votare sì», dice Nicola Procaccini, il co-presidente del gruppo dei Conservatori.
«Stiamo sul No», conferma il capodelegazione di Fratelli d'Italia, Carlo Fidanza. Dichiarazioni, in fondo, scontate in questa fase del negoziato. Resta poco per temporeggiare, il calendario è definito: domani Meloni potrebbe sentire al telefono von der Leyen, martedì la presidente della Commissione ascolterà le domande dei parlamentari di Ecr, pioveranno critiche feroci da parte di molte delegazioni, ma forse non da quella italiana, «resteremo cauti», dicono da Via della Scrofa. Non sarà quello, probabilmente, il momento della decisione e soprattutto non è quello il vero negoziato. I giochi si decideranno altrove: tutto dipende da quale portafoglio sarà assegnato al commissario italiano, che dovrebbe essere il ministro degli Affari Ue, Raffaele Fitto, il quale, secondo Meloni, dovrà ottenere una vicepresidenza esecutiva. I parlamentari aspettano un segnale da Palazzo Chigi per mercoledì, massimo giovedì mattina, quando è in programma la seduta plenaria a Strasburgo che si aprirà con il discorso di von der Leyen. Gli occhi dei “patrioti” saranno tutti puntati su FdI, l’accusa di tradimento è già pronta.