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«Domenica sarò a Pontida perché in un momento molto delicato per l’Europa è importante che i leader dei Patrioti si ritrovino per discutere temi importanti come l’economia, l’immigrazione e la guerra in Ucraina. Ma più di ogni confronto è fondamentale che ci mostriamo uniti perché a volte i cittadini europei pensano che il nostro gruppo non sia dei più compatti. . .». André Ventura, presidente di Chega! (Basta), il partito sovranista che alle ultime politiche portoghesi si è classificato al terzo posto conquistando il 18, 2% dei voti (percentuale quasi dimezzata alle Europee), risponde alla videochiamata davanti alla boiserie del palazzo São Bento. «Ho solo pochi minuti» premette. Al parlamento di Lisbona sono giorni di fibrillazione (si rischia un ritorno alle urne perché la maggioranza risicata di centrodestra – di cui Chega! non fa parte – non trova un accordo sul bilancio 2025), ma l’alleato portoghese di Matteo Salvini conferma che volerà comunque in Italia.
Presidente Ventura, in Europa voi sovranisti rischiate di essere irrilevanti. Cosa vi aspettate dal ricorso alla Corte di giustizia Ue contro il «cordone sanitario»?
«Siamo abituati ai tentativi di escluderci dai processi decisionali e dalle istituzioni. Eppure i cittadini ci votano: Fpö in Austria è ormai il primo partito, in Francia il Rassemblement National è la formazione più votata, noi di Chega! abbiamo quadruplicato i consensi. Batteremo questo cordone sanitario, serve solo del tempo. Sono convinto che nei prossimi cinque anni conquisteremo i Paesi più importanti d’Europa e cambieremo l’ambiente politico del Parlamento europeo».
In Italia si è molto discusso dell’eurodeputato Roberto Vannacci. Prima l’avete nominato vice-presidente del gruppo dei Patrioti, poi l’avete bocciato. Cos’è successo?
«Ci sono alcune cose che vanno discusse a porte chiuse. Sono un grande amico di Matteo Salvini, lo supporto e lui fa lo stesso con me. Sugli affari interni dei Patrioti non aggiungo altro».
Uno dei temi che vi accomuna è la lotta all’immigrazione. In Italia il leader della Lega è sotto processo per aver ostacolato lo sbarco della nave della Ong Open Arms. Andrete a Palermo per sostenerlo fuori dal tribunale?
«Quel processo è una vergogna e spero che Salvini venga assolto. Era ministro dell’Interno quando prese quella decisione e, se io avessi avuto quel ruolo, avrei fatto lo stesso: avrei protetto i confini del mio Paese. Non è qualcosa di sano per la nostra democrazia se un ministro finisce a processo per una decisione politica su un tema come l’immigrazione».
L’Europa invecchia e le aziende chiedono più immigrati perché hanno bisogno di forza lavoro. Molti pensano che la vostra battaglia sia anacronistica…
«In Portogallo gli immigrati rappresentano più del 10% della popolazione e ci stiamo avvicinando al 15%. Riconosco che le imprese, soprattutto in settori specifici come l’agricoltura e il turismo, abbiano bisogno di lavoratori stranieri. Però dobbiamo poter controllare i nostri confini ed essere certi che chi non rispetta le leggi o commette dei crimini venga rimandato a casa sua. Sono stato più volte in Italia ultimamente e fa molto paura vedere quanto succede nelle vostre città».
La scorsa settimana avete tenuto una manifestazione a Lisbona contro l’immigrazione e in piazza c’erano i neonazisti del gruppo 1143. Sono questi i vostri sostenitori?
«Abbiamo organizzato una manifestazione portando in strada migliaia di persone: giovani, anziani, famiglie con bambini. In mezzo c’erano anche alcune frange più radicali. Non so se erano tutti di destra, magari c’era anche qualcuno di sinistra. Abbiamo il 20% dei voti e il 20% del Portogallo non è omofobo, razzista o misogino. Chega! rappresenta la classe media, le persone normali».
Lei diceva che è importante che i Patrioti si mostrino uniti. Però su una questione chiave come la guerra in Ucraina avete posizioni diverse. Sulla possibilità di fornire a Kiev armi a lunga gittata o sul blocco degli asset della Banca centrale russa nei Paesi Ue la vedete in modo diverso dal premier ungherese Viktor Orban…
«In Portogallo siamo per difendere a ogni costo l’Ucraina contro l’aggressione russa e pensiamo che questa sia la scelta migliore anche per l’Europa. Siamo per il blocco degli asset russi in Europa perché sappiamo come lavorano il Cremlino e Vladimir Putin lavando soldi di origine criminale. Questo non significa che non supportiamo ogni sforzo per arrivare a un accordo di pace. Ma questo accordo di pace non può essere fatto al costo di distruggere l’Ucraina e la sua sovranità. Stiamo al 100% con l’Ucraina da un punto di vista militare, economico e umanitario. Se Kiev perde questa guerra è tutta l’Europa a perdere».