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La finta guerra a Giorgetti

2 mesi fa 2
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Meloni? «Furiosa». Salvini? «No a nuove tasse». Tajani? «Di qui non si passa». Com’era prevedibile, l’annuncio del ministro dell’Economia Giorgetti di una nuova stretta fiscale, che entrerà nella legge di stabilità, ha sollevato reazioni apparentemente molto dure della premier e dei suoi vice e alleati. Uniti come mai nell’imporre un alt - che non ci sarà - al loro collega di governo. Ma, appunto, solo apparentemente, dato che i tre sono consapevoli che non esistono alternative alla manovra di Giorgetti. Per mettere insieme quei dieci-dodici miliardi necessari per confermare le misure dello scorso anno (flat tax per gli autonomi, taglio del cuneo fiscale e prima tranche della riforma fiscale), per non dire dei cento euro sulla tredicesima, un’elemosina di Stato che il governo ha copiato su quella, molto più estesa, voluta da Renzi nel 2014. O nuove tasse, o un drastico taglio della spesa che avrebbe conseguenze “sociali” perfino più forti sui cittadini elettori e su servizi indispensabili come la Sanità.

Le parole che hanno fatto scattare l’allarme sono «sacrifici per tutti». La strategia del governo infatti è quella di far pagare il grosso delle entrate suppletive a banche e imprese al di sopra di una certa dimensione. Quelle che hanno presentato bilanci con attivi notevoli e adesso - questa è la logica del governo di destra-centro - si troveranno a pagare di più della tassazione ordinaria, per aiutare il Paese a superare le difficoltà. E dovranno farlo per consentire al governo di mantenere la sua attenzione mirata sul perimetro dei redditi medi e bassi da cui provengono i voti per la coalizione. Anche Tajani, al momento il più deciso a contestare le scelte di Giorgetti, dovrà rendersi conto che non c’è altra strada possibile. Al dunque, il ruolo di Forza Italia risolverà in una mediazione tra le categorie prossime ad essere colpite, in particolare i banchieri a cui il leader del partito ex-Berlusconi è sempre stato vicino, e le esigenze di risanamento economico. In un certo senso, la messa sotto accusa del ministro dell’Economia è stata una pantomima: tutti alzano la voce, tutti fingono di volerlo punire per aver detto in pubblico la verità sul dissesto dei conti pubblici, ma tutti dovranno ingoiare lo stesso l’amara medicina di Giorgetti.

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