ARTICLE AD BOX
Nel 2001 uscì Il diario di Bridget Jones, e la protagonista ci sembrava grassa. Oggi, a rivedere le foto di Renée Zellweger nel film c’è da sentirsi male anche solo ad averlo pensato. Arrivavamo dagli anni ’90, quelli dell’heroin chic, quelli dove avevamo la foto di Kate Moss appesa sul frigo, quelli dove se avevi fame mangiavi un cappuccino. Il mondo oggi è diverso: è cambiata la nostra percezione, è cambiata la moda, c’è il body positivity che è più ipocrisia che cambiamento, ma è comunque qualcosa. Viviamo nell’era della rappresentazione dei corpi, una delle poche cose che salverei del presente. Il 15 marzo è stata la giornata nazionale per la lotta ai disturbi alimentari.
Dei disturbi alimentari si è parlato ieri su Raiuno a Italiasì!, puntata condotta da Gianluca Semprini. A inizio trasmissione si racconta dell’uso dell’Ozempic per dimagrire di qualche chilo, poi si arriva a un’intervista a Ilaria Capponi, ex modella. Non vorrei essere accusata di un qualche reato di nuova generazione, ma Ilaria Capponi è una donna di una bellezza non comune. Racconta di aver iniziato la sua carriera a 14 anni, e che durante i casting le dicevano che aveva le gambe un po’ grosse nonostante fosse sottopeso. Dice che era nove chili meno di oggi, e oggi è una taglia 42. Ha giocato a basket in serie A, si manteneva all’università facendo la modella, e per lei uscire a cena era una tragedia. I disturbi del comportamento alimentare modificano le proprie abitudini e chi ne soffre sa mentire in maniera straordinaria.
Racconta che un giorno, nel backstage di una sfilata, ha visto delle modelle che mangiavano quello che le sembrava zucchero filato. Non era zucchero filato, ma cotone. Ilaria Capponi ha sofferto di bulimia e di abbuffate, guarendo completamente. A commentare l’intervista c’erano Guillermo Mariotto e Mauro Coruzzi.
Interviene Mariotto, stilista di Gattinoni. Il commento di Mariotto sulle modelle è: «Meglio vestirle che dargli da mangiare», raccontando di queste modelle che alle sue sfilate si fiondavano sul buffet di biscotti. La sua teoria è che le modelle mangino tanto «perché comunque sono alte», come se fosse mia nonna e non uno che disegna abiti. Aggiunge che non ama «quel tipo di patologia in passerella». Applausi del pubblico. Applausi alla patologia? Applausi all’assenza di patologia? Comunque, applausi.
C’era tutta una tensione a sminuire quello che Capponi stava raccontando, tutto un «cosa vuoi che sia mangiare cotone».
L’ex modella racconta poi di quando arrivò terza a Miss Italia e che Mariotto quell’anno era in giuria; lui la misurò col metro e le disse che era troppo grassa per sfilare per lui. Il metro ce l’ha ancora in tasca e lo fa vedere: a questo punto mi chiedo se per strada si metta a misurare le donne che incontra per dirgli che sono grasse.
Capponi dice poi una cosa sacrosanta: in passerella mettono venti ragazze sottopeso e una no, così la bandierina della body positivity è salva. Vorrei sottolineare che lei non ha, cosa rara, un atteggiamento vittimista, tipo «moda brutta e cattiva che non mi fa lavorare», anzi: sorridendo, dice che a meno che non la prendano “grassa” come è ora non tornerà a sfilare. Dietro si sente un coro di “no” a dirle che non è affatto grassa, e Mauro Coruzzi, forse per rincuorarla, le dice che è “curvy”.
Ora, a me sembra di aver assistito alla più grande opera di dissonanza cognitiva della mia vita, quella dove qualcuno dice a una donna alta un metro e ottantuno taglia 42 che è curvy. Abbiamo passato gli ultimi anni a ripetere fino allo svenimento che non si commentano i corpi degli altri, e non è un fatto di politicamente corretto, è un fatto di educazione. Se proprio proprio non potete farne a meno, almeno non fatelo in diretta su Raiuno.
Fare la modella è un lavoro, ed è un lavoro che si fa con il proprio corpo. Gli standard sono irraggiungibili, quello che bisognerebbe fare è spiegare alle ragazze che il peso non ha un valore morale, che i canoni esistono ovunque ma che il numero sulla bilancia è solo un numero che non ci definisce.
Semprini saluta Ilaria Capponi con l’augurio che qualcuno la chiami a sfilare, a questo punto Mariotto urla «la voglio io!». Coruzzi la segue con lo sguardo e, a bassa voce, dice: «Ha il culo basso». Mariotto ride. Questa parte su Raiplay non la troverete perché è stata tagliata. Forse bisogna ricordarsi che anche parlare in televisione è un lavoro.