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La nostalgia degli Anni Ottanta conquista film e serie tv. E a Sanremo tornano i Duran Duran

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L’ultima notizia è che i Duran Duran tornano come super ospiti a Sanremo: un cerchio simbolico che si chiude tra l’Italia del 2025 e quella del 1985, quando le ragazzine volevano sposare Simon Le Bon che dal palco dell’Ariston si proclamava un Wild Boy. Viviamo in piena era di nostalgia Anni 80 e 90: scavati in quasi ogni anfratto fatti, misfatti e miti dei Sessanta, «magnifici», idolatrati ed esaltati dai boomer; scivolati via avvolti da un vago imbarazzo i Settanta (tanto che la loro generazione è definita «degli invisibili»), è il momento dei millennial: nati negli anni 80, cresciuti nei 90, la loro formazione affonda in un periodo che, visto oggi, trasuda voglia di cambiamento, leggerezza, libertà e colore.

È a questo mood che guardano due tipici millennial, gli amici di pellicola, registi e produttori, Matteo Rovere e Sydney Sibilia. Nati a inizio Anni Ottanta, cresciuti e abbeveratisi nei Novanta, hanno virata la fatidica boa dei 40 e iniziato il processo di «beatificazione»: la casa di produzione che hanno fondata, Grøenlandia, tassello dopo tassello, si è messa a raccontare proprio quegli anni ed alcuni suoi fenomeni, avvolgendoli tutti in un’aura affettuosa e quasi romantica, di rimpianto e malinconia. C’erano, non ci sono più, quanto ci mancano. «Testimoni oculari» di quegli anni, ha detto di sé e dell’amico Matteo, Sibilia: «Un sogno raccontare quel periodo, che ho vissuto pure io». Ora che «un ciclo si è completato, è arrivato il loro momento».

All’inizio fu il film Mixed by Erry, dedicato ai napoletani fratelli Frattasio, re delle compilation pirata in cassetta. Poi è stata la volta della serie Netfix Supersex, la biografia a puntate di Rocco Siffredi, cavalcata nel porno e nell’ascesa di questo fenomeno (inteso come uomo e come tendenza) che esplodeva in videocassetta proprio a partire dagli Ottanta. Quindi è arrivato il gran successo di pubblico e critica della serie Sky Hanno ucciso l’Uomo Ragno, vero compendio di quel decennio e dei suoi sogni incarnato nella coppia Pezzali-Repetto. Anche L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, esperimento di extraterritorialità fricchettona e romagnola, che del loro catalogo fa parte, seppure datata tardi anni 60 è impregnata di quella filosofia.

Erano gli anni del «pensiero debole» che metteva fine all’epoca degli opposti estremismi armati. Gli anni dell’«edonismo reaganiano» teorizzati dal palcoscenico arboriano di «Quelli della notte» da Roberto D’Agostino. La casa si riempiva di nuovissimi gadget: walkman, videocassette, fax, personal computer e videogame, i primi cellulari, tutte cose oggi saccheggiate sulle bancarelle del vintage. Il cinema italiano scopriva i cinepanettoni, i Sapori di mare e le Vacanze di Natale. Le emittenti radiofoniche – come cantava Finardi - erano «libere veramente», e Radio Deejay ne tracciava la linea. «Da Salerno guardavo Deejay Television, in diretta dall'Acquafan di Riccione - ricorda Sibilia - una specie di tempio con queste piscine bellissime, ragazzi simpaticissimi che si divertivano». L’Aquafan da dove Cecchetto lanciava una generazione di giovanissimi cantanti che «è qui la festa?» è uno dei veri protagonisti della serie sugli 883. Non necessariamente reale: «Ma è un luogo rappresentato come lo ricordavo io - dice Sibilia - visto attraverso i miei occhi di bambino».

Lo sguardo che filtra invece le vicende di Riccardo Schicchi e della sua Diva Futura fucina di pornostar e fenomeni di costume quali furono Cicciolina, Moana Pozzi, Eva Henger e, dietro di loro, tutte le altre - è quello di Giulia Louise Steigerwalt, che di Rovere è la moglie e condivide l’età. E forse è giusto che sia una donna a sdoganare la culla italica del porno, costruendoci intorno una specie di fiaba che racconta di una isola idilliaca e libertaria che si oppone a un mondo di lupi, facendo del suo creatore ed ideologo Schicchi un inguaribile romantico, un Candide innamorato delle donne e del loro corpo, portatore di una cultura dell’eros incontaminata ed innocente. «Uno che ha sempre voluto innalzare le donne e non mortificarle - sottolinea Steigerwalt - la visione di oggi è molto più violenta. Moana e Cicciolina erano amorali ma anche morali. Oggi, invece, siamo moralisti ma immorali». Chissà se tra quarant’anni qualche generazione futura riscatterà i nostri giorni.

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