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La Scala celebra Carla Fracci

8 mesi fa 26
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Bella idea chiudere il Gala Fracci alla Scala di Milano con il grand pas finale di “Coppélia”. Perché la produzione, che ha aperto questa stagione di danza, il dicembre scorso, è un gioiello di finezza, brillante, perfetto per mettere in risalto molte personalità della compagnia. A partire da Nicoletta Manni , recentissima étoile. E poi giusto riconoscimento a un coreografo di punta della scena mondiale , recentemente attaccato in modo sconsiderato da una rivista specializzata, accusato di lavorare troppo ( e trascurare la qualità) e di preferire gli euro e i dollari ai rubli. Ratmansky è un ebreo nato a Kyiv da genitori leningradesi, da tempo attivo negli Stati Uniti. E non è lo Shylock del “Mercante di Venezia”. Questi atteggiamenti fanno disonore alla categoria dei critici.

Ma Ratmansky a parte, il terzo Gala per ricordare Carla Fracci, splendida e indimenticata icona della Scala, impreziosito da alcune stelle ospiti (Marianela Nunez, Vadim Muntagirov, Olga Smirnova , Jacopo Tissi, Roberto Bolle,) ha permesso al direttore del ballo Manuel Legris di dispiegare le eccellenze di una compagnia di cui ha saputo mantenere l’ottimo livello raggiunto negli ultimi anni. Chissà se anche lui, dopo l’annunciata partenza del sovrintendente Meyer (sostituito da Fortunato Ortombrina) lascerà il posto a qualche italianissimo direttore.

Una serata con dodici brani fra assoli e passi a due: questa è la croce e delizia dei gala. Ma anche il mezzo per mettere in risalto i diversi stili che una compagnia versatile può affrontare. La delicatezza romantica del danese Bournonville nella “Sylphide” con Vittoria Valerio e Claudio Coviello ( lui e Timofej Andrijashenko meriterebbero la nomina a ètoile) . Il superclassicismo “à la russe” di “Paquita” made in Marius Petipa, con Martina Arduino e Marco Agostino. Che piacere riassaporare lo humour di “Il Pipistrello” di Roland Petit (ripreso dal nostro Luigi Bonino) su musica di Johann Strauss figlio. Protagonisti Virna Toppi, Christian Fagetti, Luana Saullo. Resta nella memoria la prova , anni fa, di Alessandra Ferri e Massimo Murru. Ma gli attuali interpreti non sono da meno e Fagetti è una riconferma.

Nunez e Muntagirov brillano nel passo a due della “Bella Addormentata”, versione supertradizionale, di Petipa. Mentre Smirnova e Tissi attraversano l’Atlantico con George Balanchine, il coreografo di “Diamonds” di cui eseguono da par loro il passo a due. “Diamonds” è il pannello finale di “Jewels” un balletto dedicato alle pietre preziose, i verdi smeraldi, i rossi rubini e gli splendenti diamanti, ma anche un omaggio alle scuole di danza francese, russa e americana che solo una mente geniale come Balanchine poteva immaginare.

Roberto Bolle a 49 anni sfodera ancora una splendida forma e un magnetismo esecutivo cresciuto negli anni nell’assolo “In your Black Eyes” di Patrick De Bana su musica di Ezio Bosso. Infine importante “trasmissione” ecco “La Luna” di Maurice Béjart, cavallo di battaglia di Luciana Savignano , che ora riprende vita nel corpo di Nicoletta Manni. Non poteva mancare il passo a due dall’atto bianco del “Lago dei cigni” coreografato da Rudolf Nureyev , bella idea di apertura di serata con Maria Calesete Losa e Timofej Andrijashenko.

Chiusura con gigantografia di Carla Fracci proiettata sullo sfondo del palcoscenico e applausi scroscianti per la stella alla quale sarà intitolata una delle sale prove del teatro.

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