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La sfida di Andrea, mutilato sul lavoro: "Farò a nuoto lo stretto di Messina”

6 mesi fa 9
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Il gesto che viene ripetuto più spesso è quello di portarsi le mani alla testa in segno di disperazione. C'è un andirivieni agitato e senza scopo, in lungo e in largo per la stiva. C'è anche qualcuno che si appoggia una mano sulla pancia, per placare il voltastomaco. È il video dei primi soccorsi sulla Sansovino, una nave che nel novembre del 2016 stava attraccata al porto di Messina. È il momento in cui tre marinai vengono estratti morti da una cisterna che stavano pulendo.

L’INCIDENTE IN UN’AZIENDA DI CASTELFIDARDO

Quattro anni prima e 800 chilometri più a Nord, Andrea Lanari aveva visto compiere azioni simili al titolare della ditta in cui si trovava a lavorare a Castelfidardo, Ancona, dove vive tuttora. L'uomo era andato in shock vedendo che una pressa aveva «fatto esplodere entrambe le braccia» di Andrea. Sono parole sue, che lo rincorreva perché si calmasse e chiamasse l'ambulanza. Oggi, è arrivato in aereo nella stessa città in cui quella della Sansovino non è che una delle molte tragedie del lavoro, in un Paese che su questo ha solo dati in peggioramento. Ora Andrea tenterà di diventare il primo nuotatore senza mani ad attraversare lo Stretto, e lo farà per tutti gli infortunati e i morti sul lavoro d'Italia.

“BISOGNA TROVARE LA FORZA DI REAGIRE”

Nelle frasi che pubblica sui social, ricorrono spesso i concetti di quanto la vita possa essere dura, di quanto ti metta alla prova e di quanto si debba comunque trovare la forza per reagire. In un testo che ha scritto per ricordare il giorno in cui perse le braccia, confessa di essersi messo a sedere e aver trascorso un attimo rassegnato a dissanguarsi e aspettare la morte. Poi, si è ricordato di suo figlio Kevin e ha chiesto che gli legassero dei cavi elettrici per fermare l'emorragia. Kevin, che ha appena compiuto 18 anni, sarà in acqua con lui. Ci sarà anche un collega dei tempi in cui Andrea era un collaudatore di macchine industriali. Si chiama Lorenzo Carnevalini. Il quarto è Marco Trillini, l'allenatore dei paranuotatori del Centro Papa Giovanni XXIII di Ancona, a cui è iscritto anche Andrea: il nuoto ha iniziato a praticarlo per riabilitazione, poi ci si è appassionato.

DUE ANNI FA L’IDEA DELL’IMPRESA

L'idea gli è venuta 2 anni fa. Hanno iniziato a progettare un'impresa che di recente hanno compiuto, per esempio, anche l'ex campionessa di nuoto Novella Calligaris (68 anni) e, con la dovuta preparazione, tantissimi atleti dilettanti. Non è per sola superstizione se la mitologia ha messo Cariddi sulla riva siciliana e Scilla su quella calabrese dello Stretto. Ci sono correnti, gorghi, cambi di temperatura tra il Tirreno e lo Ionio, che gli antichi rappresentavano con l'ira di questi due mostri. Trillini spiega che, «proprio per questo, l'organizzazione cerca di scegliere giornate con il meteo ideale e poi chiede ai partecipanti di trascorrere almeno 72 ore a Messina, per partire nel momento più propizio». Loro faranno così. Si sono preparati per una distanza superiore ai 3 chilometri e mezzo circa che separano Capo Peloro (Me) da Canitello (Rc).

L’ALLENAMENTO

D'inverno in vasca, d'estate in mare. «Se l'emozione non mi gioca brutti scherzi - dice Andrea, che è l'unico del gruppo con una disabilità - so che ce la farò». In occasione dell'impresa, hanno anche attivato due conti correnti per fare beneficenza. Trillini nuota il per Centro Papa Giovanni XXIII, Lanari per la Fondazione Sosteniamoli Subito dell'Anmil (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro).

Solo tre giorni fa, l'Inail ha comunicato che nei primi 5 mesi del 2024, i morti sul lavoro in Italia sono aumentati di oltre il 3%. 369 vittme. Rispetto all'anno scorso, è cresciuto sia il numero di chi si ammala, che quello degli infortuni. «È importantissimo tenere alta l'attenzione sulle tragedie sul lavoro - spiega Andrea - ma ancor più importante è promuovere la cultura della sicurezza, per prevenirle».

"SE VADO IN ACQUE LO FACCIO PER MIO FIGLIO E LE VITTIME SUL LAVORO”

Poi, c'è un altro aspetto: «È facile che chi ha perso un parente al lavoro o subito un infortunio grave, si abbatta. Invece, bisogna combattere. Io venerdì ho perso mio padre – aggiunge Andrea -. Se vado in acqua, meno di una settimana dopo, lo faccio per lui, lo faccio per me, lo faccio per mio figlio, e lo faccio per tutti quelli che hanno perso la vita mentre lavoravano o se la sono vista stravolgere». Mutilato di entrambi gli avambracci, nuoterà senza protesi.

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