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Lunghe file, anche con centinaia di persone che aspettavano il loro turno per entrare nel seggio elettorale. Alle 12 a Mosca l’affluenza alle urne è aumentata in maniera visibile, almeno in alcune zone: segno che l’appello dell’opposizione a partecipare alla silenziosa protesta “Mezzogiorno contro Putin” non è rimasto inascoltato. Ma si ha notizia di persone in fila anche a Yekaterinburg, San Pietroburgo e in altre città della Russia. Ancora una volta, il regime ha però fatto ricorso ai suoi metodi repressivi.
San Pietroburgo, lunghe code alle urne intorno mezzogiorno
L’ong per la difesa dei diritti umani Ovd-Info riferisce infatti di almeno 65 persone fermate in 16 città, di cui ben 26 a Kazan, dove i media locali raccontano che in alcuni seggi la polizia abbia vietato di andare a votare a mezzogiorno dicendo alla gente di tornare «tra una o due ore». Sono almeno 14 invece le persone arrestate a Mosca, tra cui una donna accusata di aver scritto «No alla guerra» sulla propria scheda.
Le urne elettorali del resto sembrano l’unica cosa trasparente di queste presidenziali, dove le elezioni spalmate su tre giorni e la possibilità di votare online rendono poco controllabile la regolarità del processo di voto. Si tratta di urne di plastica trasparente, dove le schede all’interno sono perfettamente visibili, cosa che sommata al fatto che molti inseriscono la propria scheda nell’urna senza nemmeno piegarla (cosa che invece fanno altri) rende il voto potenzialmente palese. È così nel seggio elettorale 51 di via Skornyazhnij, nel centro di Mosca, dove tanti inseriscono la propria scheda senza prima piegarla per nascondere il voto.
Nei pressi delle due urne ci sono solitamente tre persone: due sono probabilmente membri del seggio elettorale, uno è un poliziotto che se ne sta seduto su una panchina a circa un metro e mezzo dalle urne. Non che queste persone nello specifico sembrino interessate ai voti nelle urne, ma il contesto non pare certo rispettare gli standard democratici. E del resto non rispetta di certo gli standard democratici un voto in cui agli oppositori viene sbarrata la strada per la candidatura, permessa solo a tre politici considerati vicini al Cremlino. E naturalmente al presidente uscente (e rientrante), Vladimir Putin: il principale responsabile della deriva autoritaria del Paese, che ha pure fatto modificare la Costituzione per potersi candidare di nuovo adesso cancellando, solo per lui, il limite di due mandati consecutivi.
Anche nel seggio di via Skornyazhnij, organizzato all’interno di una scuola, l’affluenza delle persone aumenta improvvisamente verso le 12, tanto che presto si forma la fila. Ci sono tanti giovani e persone di mezza età, famiglie con bambini. Prima delle 12 l’impressione è che l’età media dei (pochi) elettori fosse invece più alta. Non si può dire con certezza che tutte le persone in fila davanti ai seggi partecipassero a “Mezzogiorno contro Putin”, ma l’aumento dell’affluenza proprio alle 12 non può essere certo casuale.
Ieri – riportano Novaya Gazeta Europe e Meduza – alcuni moscoviti hanno denunciato di aver ricevuto sui loro cellulari dei messaggi online tanto misteriosi quanto inquietanti, in cui li si accusava di sostenere «le idee di un'organizzazione estremista» e li si esortava a votare «in maniera tranquilla, senza file e provocazioni». Un messaggio che sa di intimidazione e che è stato inviato, probabilmente non a caso, proprio alla vigilia del “Mezzogiorno contro Putin”.
La minaccia pare del resto rivolta a chi sostiene l’opposizione. Il regime di Putin bolla infatti ingiustamente come «estremisti» molti dissidenti. E anche Alexey Navalny era stato condannato a 19 anni dietro le sbarre per accuse inventate di «estremismo». Il rivale numero uno di Putin aveva spronato a partecipare a “Mezzogiorno contro Putin” appena due settimane prima di morire nel remoto carcere nell’Artico in cui era rinchiuso per motivi politici: una morte dietro la quale si allunga prepotente l’ombra del Cremlino.