ARTICLE AD BOX
Dal commissario per il Mediterraneo a un piano per la sburocratizzazione, ma anche una linea più interventista sul controllo delle frontiere, con più rimpatri e «nuovi modi per contrastare l’immigrazione irregolare». Ma pure un nuovo fondo per la competitività, che partirà dal bilancio europeo. Nel programma politico di Ursula Von Der Leyen, prima di entrare nell’emiciclo del Parlamento europeo di Strasburgo per tenere il suo discorso programmatico e per la successiva votazione sul suo bis alla guida della Commissione, ci sono parecchie mani tese a Giorgia Meloni. Un segnale che, al di là dell’esito del voto (dove i 24 voti di Fdi non sono determinanti ma comunque rappresenterebbero un segnale politico importante), le trattative fra Roma e Bruxelles alcuni risultati li hanno già ottenuti. Perché è vero che le quaranta pagine con le linee programmatiche diffuse di prima mattina da Von Der Leyen nelle caselle e-mail degli eurodeputati sono costruite su modello di quello che gli anglosassoni chiamano “Christimas Tree”, l’albero di Natale, dove si parla di così tante cose che ognuno può trovare la pallina che più gli piace e intorno a quella costruire la sua narrazione, ma è anche vero che i segnali di apertura a Meloni sono più di uno.
LIVE, Oggi il voto per il secondo mandato di Ursula Von der Leyen
Quello che per primo balza agli occhi è una figura dedicata a quello che i romani chiamavano “mare nostrum”. Inutile ricordare che nello stesso governo Meloni esiste un ministero per il Mare, guidato dall’ex governatore della Sicilia Nello Musumeci. «Nominerò un Commissario per il Mediterraneo che si concentrerà su investimenti e partnership, stabilità economica, creazione di posti di lavoro, energia, sicurezza, migrazione e altre aree di interesse reciproco, nel rispetto dei nostri valori e principi – scrive Von Der Leyen -. Lavoreranno a stretto contatto con l'Alto Rappresentante/Vicepresidente. Il nuovo Patto per il Mediterraneo rimodellerà questa relazione essenziale e fornirà un chiaro segnale politico di partnership in un mondo più contestato e instabile».

Si occuperà di migrazione, ma non solo. «Lavoreremo sulla base di un approccio di gestione integrata delle frontiere - aggiunge la spitzenkandidat-. Rafforzeremo Frontex, in particolare per dotarla di tecnologie all'avanguardia per la sorveglianza e la consapevolezza della situazione, insieme alle proprie attrezzature e al proprio personale per garantire che possa proteggere i nostri confini in ogni circostanza con una governance forte e il pieno rispetto dei diritti fondamentali. Per far sì che ciò accada, proporrò di triplicare il numero di guardie costiere e di frontiera europee a 30.000». Parlando di immigrazione, poi, pur non citando direttamente l’iniziativa del governo italiano di aprire degli hotspot in Albania, sembra andare ancora più incontro a Palazzo Chigi. Von Der Leyen promette infatti di intensificare il lavoro sui rimpatri, prevenire l'immigrazione illegale e combattere il traffico di esseri umani. La frase più meloniana, però, è quella in cui, pur ribadendo il rispetto per il diritto internazionale e «e garantendo soluzioni sostenibili ed eque per i migranti stessi», spiega che «rifletteremo ulteriormente su nuovi modi per contrastare l'immigrazione irregolare».
L’altra mano tesa passa sotto il nome di sburocratizzazione. Un tasto su cui Meloni ha battuto più volte. «Ogni commissario avrà il compito di concentrarsi sulla riduzione degli oneri amministrativi e sulla semplificazione dell'attuazione: meno burocrazia e rendicontazione, più fiducia, migliore applicazione, autorizzazioni più rapide» sottolinea Von Der Leyen. Confermata anche la proposta di una vice-presidenza che se ne occupi. «I commissari lavoreranno con un vicepresidente per l'Attuazione, la semplificazione e le relazioni interistituzionali per mettere alla prova l'intero acquis dell'Ue -ci tiene a specificare-. Su questa base, presenteremo proposte per semplificare, consolidare e codificare la legislazione per eliminare eventuali sovrapposizioni e contraddizioni mantenendo standard elevati».

Discorso diverso va fatto invece sul tema delle politiche industriali e sul Green Deal. Nel faccia a faccia di martedì mattina fra Von Der Leyen e il gruppo dei Conservatori di Ecr, infatti, il capodelegazione di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza ha chiesto alla presidente un «radicale cambio di passo sul Green Deal, il superamento dell’approccio ideologico che ha caratterizzato la legislatura appena conclusa, il rispetto della neutralità tecnologica, la salvaguardia della competitività delle nostre imprese». Difficile che Ursula, dopo aver ottenuto l’importante sostegno dei Verdi alla sua rielezione, facesse aperture troppo significative. Qui, piuttosto, ha senso leggere i suoi passi nella direzione chiesta da Meloni fra le righe, in controluce. Intanto Von Der Leyen parla di “clean industrial deal”, mettendo al centro la parola industria, e poi ribadisce che “lavoreremo in partnership con l'industria, i partner sociali e tutte le parti interessate”e che proporrà un Industrial Decarbonisation Accelerator Act per supportare le aziende durante la transizione. Infine è importante la proposta di un nuovo fondo per la competitività. «Guardando al futuro – spiega- il Clean Industrial Deal deve consentirci di investire di più insieme nelle tecnologie pulite e strategiche e nelle industrie ad alta intensità energetica e per questo proporrò un nuovo Fondo europeo per la competitività nel quadro della nostra proposta per un bilancio nuovo e rafforzato». Tutto questo basterà, perché Giorgia Meloni dica ai suoi di votarla?