ARTICLE AD BOX
«È l’anno del giro di boa». Il sindaco Stefano Lo Russo non si nasconde: nel 2025 la sua squadra, dopo aver «riavviato la macchina comunale» e «fatto partire tutti i progetti Pnrr», è attesa al cambio di passo sulle «piccole cose». «Abbiamo stanziato più fondi sulle manutenzioni e previsto una cabina di regia per i cantieri», annuncia alla conferenza di fine anno a Palazzo Civico. Tasselli di un puzzle più ampio «verso l’internazionalizzazione della città, tornata al centro delle mappe su turismo e investimenti».
Sindaco, che anno è stato?
«È stato un anno di lavoro e di cantieri che hanno portato inevitabili disagi ma che alla fine restituiranno una Torino migliore. Siamo in linea col programma, molti risultati si vedono già: la prima parte del Valentino appena inaugurata dice più di mille parole».
E che 2025 sarà?
«Un anno di altri grandi cantieri come piazza Baldissera, piazza Bengasi, via Roma ma anche la Metro 2. Il commissario Chiaia ha rimodulato il progetto per avviare le prime gare d’appalto. Se avessimo dovuto aspettare ancora i fondi mancanti non saremmo partiti. A cantieri iniziati, auspico che le risorse promesse del governo possano arrivare per prolungare la metro fino al Politecnico il prima possibile».
E la Metro 1?
«Anche qui serve un ulteriore finanziamento per arrivare a Cascine Vica. Le infrastrutture di trasporto ferroviario sono fondamentali, anche in un’ottica ambientale. Occorre aprire una stagione di investimenti pubblici sui collegamenti ferroviari con la Liguria. Genova ma anche Savona: così si garantisce lo sviluppo economico e industriale che vuol dire creare posti di lavoro e dare un futuro ai nostri giovani».
E poi c’è il rilancio dell’automotive.
«La situazione è difficile ed è in divenire. Lo è per Stellantis, con il 2025 che sarà caratterizzato dall’arrivo del nuovo amministratore delegato. Vigileremo che si rispettino gli impegni presi su Torino. Molto del futuro dell’industria dell’auto si giocherà a livello nazionale ed europeo soprattutto su sanzioni e limite del 2035. A preoccuparmi è l’indotto. Ma nell’economia della Città ci sono anche trend positivi».
Cosa funziona?
«L’aerospazio è in forte crescita così come il turismo, il settore finanziario e assicurativo e quello delle utilities. Il sistema Torino sta ritrovando compattezza e unità di intenti, col partenariato pubblico-privato come valore aggiunto. Puntiamo molto su cultura e università».
Novità sulle Nitto Atp Finals?
«Abbiamo la garanzia che resteranno altri cinque anni in Italia, ora lavoriamo perché siano a Torino. Incassiamo apprezzamenti per le tante iniziative programmate tutto l’anno che hanno visto una crescita in doppia cifra per alberghi e ristoranti».
Capitolo università: cosa offre, Torino, oltre agli atenei?
«Un sistema capace di fare rete per la formazione dei giovani. I modelli cui dobbiamo ispirarci sono Boston o Delft: un incubatore di talenti che possa essere attrattivo a livello internazionale, anche grazie al nuovo city brand che avremo. Siamo stati premiati come capitale europea dell'innovazione, ci sono tutte le condizioni, dobbiamo insistere».
Intanto va fatto il lavoro sulle «piccole cose». A partire da...?
«Cantieri e manutenzioni, come verde e strade su cui abbiamo investito più fondi. Per coordinare i cantieri della Città con quelli privati potenzieremo la task force già operativa. In quest’ottica, una mano la darà il Digital Twin, copia digitale della città che ci permetterà di mappare i singoli disagi e scegliere le priorità su cui intervenire».
C’è un allarme sicurezza nelle periferie. Come si risolve?
«Con un approccio integrato che coniughi politiche preventive e politiche di contrasto alla criminalità. Per quello che ci riguarda investiremo 25 milioni sui giovani e per rigenerare spazi urbani di Barriera di Milano e Aurora. Uno sforzo mai fatto prima».
Per il prefetto Cafagna il problema di Torino è lo spaccio.
«C’è un tema di diffusione di droghe a basso costo come il crack. Noi offriamo il nostro supporto a prefetto e questore perché possano svolgere al meglio il lavoro di contrasto alla criminalità. E alla Regione per il tema della salute di territorio e delle politiche sociali: devono andare in parallelo».
Un messaggio alla Regione?
«Collaboriamo nell’interesse dei cittadini, soprattutto sui temi della casa e del piano socio-sanitario. Bisogna accelerare, specie sui nuovi ospedali, sulla medicina di territorio e sull’integrazione tra politiche sociali e sanitarie».
Anche le carceri sono da riqualificare.
«Il giorno di Natale ho visitato come l’anno scorso il Lorusso e Cutugno e il Ferrante Aporti. È stata una esperienza molto toccante. Fortunatamente molte criticità di questa estate sono rientrate ma servono interventi profondi per ridare a quei luoghi un fine rieducativo. Nel nostro piccolo siamo disponibili a fare la nostra parte».
Il progetto Askatasuna bene comune è nel mirino delle opposizioni. Ripensamenti?
«È una strada politicamente difficile ma non facciamo passi indietro. Non bisogna confondere la gestione condivisa di un bene comunale con le responsabilità penali, che per definizione sono di singoli individui e che vanno accertate e perseguite dagli organi competenti. Il compito della Città è permettere, in un perimetro di legalità, l’utilizzo di un bene pubblico che era occupato da oltre trent’anni».
Che anno è stato per il Pd torinese?
«Il partito in città ha ottenuto un gran risultato pur in un quadro elettorale non positivo. C’è un centrosinistra capace di fare squadra, comporre le differenze e governare con efficacia tenendo insieme sviluppo economico e protezione sociale. Una bella esperienza».
Uno sguardo al Terzo Polo?
«Il sistema è ormai strutturalmente bipolare. Serve un contenitore d’ispirazione civica e riformista per riunire un’area che oggi non si riconosce nel Pd ma allo stesso tempo non vuole consegnarsi a Giorgia Meloni. Ci lavoreremo nei prossimi mesi anche a Torino».
E i 5 Stelle?
«L’alleanza deve essere basata sui programmi e deve essere competitiva con quella di destra. La scelta dei 5 stelle di stare nel campo progressista è un buon punto di partenza su cui lavorare».
Che anno sarà, da vicepresidente Anci?
«Un impegno importante, anche per la Città. La delega che ho assunto agli affari europei e internazionali ci consentirà di dialogare con la nuova Commissione e con Raffaele Fitto (vicepresidente della Commissione europea e commissario europeo per la politica regionale e di coesione, ndr) anche con l’obiettivo di avere una programmazione dei fondi europei che veda maggiormente coinvolti i Comuni e le Città metropolitane. Sono le amministrazioni comunali a trasformare i fondi assegnati in progetti e poi in realtà, e questo avviene in tutta Italia. È giusto che questa maggior efficienza venga riconosciuta».
Nel 2025 prevede l’aumento di nuove tasse comunali?
«I conti del Comune sono molto difficili ma sono sotto controllo. Il piano di rientro del debito e del disavanzo è faticoso ma continua. Confidiamo di no».