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La difesa del sindaco di Bari, Antonio Decaro, è totale: «Daremo alla commissione d'accesso tutto il supporto che servirà perché Bari è soprattutto una città che resiste alla criminalità, che tiene la testa alta contro la criminalità, e in cui le persone per bene sono molte molte di più». Queste le sue parole nel corso della conferenza stampa convocata all'indomani delle notizie giunte dal ministero dell'Interno sulla procedura della Commissione d'accesso che dovrà verificare eventuali infiltrazioni della criminalità nell'amministrazione comunale e nelle aziende municipalizzate.
«Sono preoccupato per la mia città – ha detto –. Vedo dichiarazioni del centrodestra da giorni. Ogni giorno comunicati dei partiti regionali e nazionali. Non mi meraviglio più di niente. Anche il grande amico mio Gasparri. Come Savastano in Gomorra alcuni di loro hanno scritto andiamo a riprenderci la città. Ma la città è dei baresi, non è di nessuno, cosa volete riprendervi». «C'è gente - ha aggiunto - che vuole affossare Bari perché è cresciuta, ci sono i turisti, sono aumentati i posti di lavoro. Gli dà fastidio perché ci siamo noi al potere. Che gliene frega ai parlamentari col loro stipendio se ci sono i disoccupati».
A margine della stessa conferenza stampa ha poi assicurato: «Hanno fatto male i conti, tutto quello che di male state facendo alla città vi si ritorcerà contro. Non ho avuto paura dei boss, non avrò paura di voi: di chi devo avere paura, di D'Attis? Del viceministro della Giustizia?» «Olivieri – ha ricordato – l'ho cacciato io dalla Multiservizi quando sono diventato sindaco e abbiamo fatto 23, tra querele e denunce, tra quelle che ha fatto il consiglio di amministrazione e quelle che ha fatto il socio unico. Gli abbiamo chiesto la restituzione, che abbiamo ottenuto, di qualche milione di euro: 110mila euro sono stati già restituiti al Comune».
La commissione interverrà dopo gli arresti di 130 persone nell'inchiesta che ha disvelato un presunto intreccio tra politica e mafia alle elezioni comunali del 2019. Tra gli arrestati per voto di scambio politico-mafioso anche l'ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e sua moglie Carmen Lorusso, consigliera comunale di Bari fino a pochi giorni dall'arresto. Lorusso fu eletta con il centrodestra e poi è passata nelle file della maggioranza di centrosinistra.
«Io vivo sotto scorta da nove anni – ha evidenziato Decaro – perché mi sono messo contro la criminalità organizzata e vedere arrivare una commissione che deve fare una ispezione sull'antimafia nel mio Comune onestamente mi inquieta. Mi sento deluso da uomo dello Stato. Ho sempre rispettato le istituzioni, non ho mai utilizzato questioni di carattere giudiziario per attaccare la parte politica avversa. Quello che posso dire - ha aggiunto - è che c'è un problema di criminalità organizzata in questa città, che entra nei settori delle professioni, nei settori economici, che tenta di entrare che nella politica. C'è un problema anche di trasformismo nella politica, perché queste persone che comprano i voti, a volte dalla mafia, a volte dai cittadini che hanno bisogno, poi cambiano schieramenti. Credo che nella prossima campagna elettorale bisognerà evitare i trasformismi, quelle persone che passano da una parte all'altra e vanno dove c'è chi vince le elezioni».
Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, in una intervista al Tg1, commentando le parole del sindaco di Bari ha dichiarato: «Capisco l'amarezza del sindaco di Bari. Il nostro governo da quando si è insediato ha già sciolto 15 comuni, qui stiamo parlando solo di commissione d'accesso. Abbiamo sciolto 15 comuni in prevalenza a guida di centrodestra. Questo governo ha dichiarato guerra alle mafie non agli amministratori locali». Piantedosi ha chiarito il proposito dell'invio da Roma di una commissione di accesso agli atti del Comune del capoluogo pugliese aveva definito la decisione del governo «un atto di guerra contro la città».