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BERLINO. Il terzo giorno dopo l’attentato di Magdeburgo il cordoglio lascia spazio al confronto politico. Tanto nelle stanze del Landtag (il Parlamento regionale), quanto nelle strade. Mentre continuano sullo sfondo le polemiche sulla sicurezza del mercatino di Natale, due piazze diverse si affrontano a poche centinaia di metri di distanza. Una è quella organizzato dall’estrema destra di Alternative für Deutschland, che cerca di passare all’incasso della strage, con un raduno in ricordo delle vittime davanti al Duomo alle cinque del pomeriggio.
L’altra, è una marcia indetta da organizzazioni della società civile sotto il motto «Lasciateci esprimere il dolore. Non diamo chance all’odio», per ricordare le vittime senza cedere alla strumentalizzazione politica dell’attentato. In centinaia hanno sfilato per le vie della città vecchia, con una candela in mano, formando una catena umana, in totale silenzio.
Entrambi i raduni hanno voluto ricordare le vittime e i feriti – nel frattempo saliti da 200 a 235 – ma diversi sono stati gli accenti politici. «Esprimere il cordoglio insieme. Per un futuro sicuro» è stato il motto della manifestazione di Afd, che ha visto sfilare sul palco sei rappresentanti del partito dell’ultra destra, tra deputati del Bundestag, del Landtag e dei distretti circondariali.
Magdeburgo, manifestazione dell'AfD dopo l'attentato. La folla: "Espulsione! Espulsione!"
Un comizio elettorale in piena regola per ricordare all’uditorio che le colpe di quanto avvenuto venerdì sera sono da ricercare nei corridoi di Berlino e «così non si può andare avanti, qualcosa deve cambiare, cari amici», ha scandito la candidata alla Cancelleria di AfD, Alice Weidel.
La leader dell’ultra destra rivendica «troppa relativizzazione delle azioni di quelli che minacciano la nostra società, che odiano i nostri valori e la nostra cultura». Per lei, come per coloro che si succedono sul palco per un’ora, la responsabilità della strage è di chi ha fatto entrare in Germania «quelli che disprezzano i nostri valori» perché: «Chi disprezza quello che per noi è importante – prosegue Weidel – ciò che noi amiamo, non è dei nostri». La stessa esponente dell’AfD al mattino aveva twittato su X: «La discussione sulle nuove leggi di sicurezza non deve distrarre dal fatto che #Magdeburgo non sarebbe stato possibile senza immigrazione incontrollata».
Poco importa che il caso dell’omicida saudita Taleb Al-Abdulmohsen abbia poco a che fare con un tipico caso di immigrazione, meno che mai «incontrollata». Lo psichiatra saudita era entrato 28enne in Germania nel 2006 per concludere un ciclo di studi in psicoterapia. In fondo, come tanti ragazzi italiani che ogni anno proseguono il loro ciclo di studi negli Stati Uniti.
Ieri, da fonti vicine alle indagini, sono tuttavia emersi nuovi dettagli sull’autore della strage e sul suo malessere. Secondo Reinhard Haller, perito psichiatrico in diversi processi penali, sul caso di Taleb Al Abdulmohsen sono aperte due ipotesi.
In un caso potrebbe essere affetto da un disturbo della personalità a carattere paranoide, nell’altro da un disturbo mentale a carattere delirante – dove la realtà diventa il frutto di una costruzione illusoria – così come lo stragista norvegese di Utøya, Anders Breivik, nel luglio del 2011.
Intanto, dopo la strage, cresce il numero di attacchi agli stranieri, soprattutto di religione musulmana. Ieri a Magdeburgo l’incaricata per il governo per il razzismo, la siriano-tedesca Reem Alabali-Radovan, ha messo in guardia dalla strumentalizzazione politica dell’attentato. «Purtroppo, anche questa azione viene ora utilizzata come un ventilatore per dare sfogo al razzismo».