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Manovra, oggi il sì. Giorgetti: "Nuove regole, ho un unico rammarico"

15 ore fa 1
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E come ogni anno in “zona Cesarini” si compie il miracolo di evitare l’esercizio provvisorio e - a colpi di fiducia, sedute notturne fiume e liti infinite - arriva in extremis, alla fine dell’anno, la sospirata approvazione della legge di bilancio.

Altrettanto periodiche sono le polemiche con le opposizioni che si infuriano, la maggioranza che fa quadrato, qualche magica manina che infila nottetempo emendamenti ad personam. È pur vero che se la responsabilità del governo è presentare cornice e quadro della legge di bilancio (che da qualche anno è diventato un provvedimento con proiezione triennale), il Parlamento ha (avrebbe) la facoltà di rimetterci mano. Ma arrivando sul filo di lana delle scadenze spesso solo la prima camera che affronta il testo riesce a modificare qualcosina, compatibilmente con le poste di bilancio. Prima in commissione e, semmai, in aula. Ma il condizionale è d’obbligo.

Il tempo fugge via e per non incorrere nell’esercizio provvisorio (che congelerebbe le uscite in un calendario di spese spartite mese per mese), si pone la fiducia, si blinda così il testo con buona pace delle proteste di chi non riesce a metterci mano. C’è da ricordare che quel furbacchione di Giulio Andreotti che non disdegnava l’ipotesi dell’esercizio provvisorio. Perché? Faceva risparmiare, tagliava le uscite di bilancio di un mese nella peggiore delle ipotesi. Giusto il tempo di mettersi d’accordo. Risparmi sicuri (...)

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