ARTICLE AD BOX
Maria Beatrice Benvenuti, romana, la più giovane arbitra internazionale di rugby al mondo, maschi compresi, ha visto condannare a un anno e due mesi per lesioni Bruno Andres Doglioli, il rugbista italo-argentino che l’11 dicembre del 2016, durante la partita di serie A (in realtà la serie B) Valsugana contro Rangers Vicenza, la placcò in maniera durissima alle spalle. L'impatto fu pesantissimo come dimostra anche il video: l'arbitra, che al'epoca aveva 23 anni, subì un violento colpo di frusta stramazzando poi sul terreno. Un'aggressione che provocò vaste reazioni nel mondo del rugby: nel corso del match solo i capitani possono rivolgere la parola all'arbitro chiedendo prima il permesso.
In un primo momento, il giocatore fu punito con 36 mesi di stop, ma in seguito la corte d'appello della federazione italiana rugby accolse il ricorso della procura federale, infliggendogli la radiazione.
Ha dovuto però affrontare anche questo processo penale, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Padova, in quanto denunciato da Benvenuti per lesioni.
Doglioli dovrà inoltre risarcire la donna con 5mila euro. La romana, 29 anni, poi divenuta anche opinionista in tv, molto seguita anche sui social, inizialmente ne aveva chiesti 90 mila, in conseguenza degli oltre quaranta giorni di prognosi rimediati dopo l’imprevisto placcaggio alle spalle da parte dell’italo-argentino.
Nella sua versione dei fatti, l’ex rugbista aveva sottolineato a più riprese di non avere mai avuto l’intenzione di caricare l’arbitro. «Stavo avanzando a braccia larghe - aveva ricordato - incontro agli attaccanti avversari per placcarli. Ma non volevo prendere il direttore di gara». Nel primo tempo Doglioli aveva preso un giallo per aver risposto all’arbitro, poi nel secondo tempo, poco prima dell’episodio incriminato, aveva ancora parlato ad alta voce al fischietto romano, che non aveva però estratto un secondo cartellino, ma aveva dialogato con i capitani. La difesa aveva invece fatto sapere che Benvenuti avesse regolarmente partecipato al “terzo tempo” con entrambe le squadre, come nella miglior tradizione del rugby e che non ci fosse tensione.