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Massimiliano Buzzanca: «Ecco la verità sull?eredità. Papà ingenuo con a fianco un avvoltoio»

5 giorni fa 3
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«Io ho la coscienza a posto. So che con papà ho fatto il massimo. Ho cercato di rendere gli ultimi anni della sua vita il più sereni possibile e penso che lui sarebbe fiero di me. Non so se altri possono dire lo stesso. Finalmente sta venendo fuori la verità». Massimiliano Buzzanca è il figlio minore di Lando. Insieme a suo fratello Mario è stato denunciato dall’ex compagna di suo padre, Francesca Lavacca, per circonvenzione di incapace, truffa e violenza privata. La giornalista 54enne, infatti, si era rivolta all’autorità giudiziaria perché riteneva che l’attore palermitano, all’epoca 86enne, fosse «illecitamente tenuto» all’interno di una clinica romana «contro la sua volontà» e «trattato come se fosse un demente». Dopo accurate indagini, la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione delle posizioni dei figli di Buzzanca, nonché del suo amministratore di sostegno e di alcuni medici che lo avevano avuto in cura; anche loro denunciati da Lavacca. Al contrario, proprio nei confronti di quest’ultima, pende una richiesta di rinvio a giudizio dei pm capitolini per circonvenzione di incapace perché «abusando dello stato di deficienza psichica» dell’attore, «lo induceva a contrarre matrimonio, ben consapevole delle sue condizioni psicofisiche inidonee alla libera autodeterminazione, atto in forza del quale diveniva erede a seguito del decesso avvenuto il 18 dicembre 2022».

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Ma se la signora Lavacca accusa lei e suo fratello Mario di circonvenzione, vuol dire che era consapevole che suo padre non fosse nel pieno delle sue facoltà quando decise di sposarlo?
«È un evidente controsenso che la dice lunga sulla buona fede della signora, che voglio specificare non è mai diventata sua moglie, perché un giudice ha bloccato il matrimonio rendendosi conto del deficit cognitivo di mio padre. Finalmente qualcuno ha capito che c’era qualcosa che non andava. Questa signora sono più di 4 anni che massacra la mia famiglia definendoci assassini. Il mondo è fatto di ingenui e poi ci sono gli avvoltoi. Mio padre ci è cascato, ed è diventato il padre degli ingenui».

Ma oltre ad aver dovuto subire il dolore per la scomparsa di un genitore, non le fa rabbia sapere che qualcuno a lei estraneo l’accusa di non aver agito per il bene di suo padre, ma per avidità?
«Io non ci avrei mai pensato, perché non ho quella malizia. Però se sei abituato ad avere i piedi nell’acqua, anche quando sei a terra ti sembra di averli bagnati. La cosa che mi rincuora è che, se mi fossi comportato minimamente male, i miei zii e miei cugini sarebbero venuti da Palermo a Roma e mi avrebbero preso per le orecchie. Spesso mi chiedevano: “Come fa a stare con questa persona?”».

E lei che risposta si è dato?
«Gli piaceva fare il merlo, l’idea di girare con una ragazza più giovane di 35 anni. Amava vantarsi delle sue donne, anche di quelle precedenti. Dopo la morte di mia madre, nel 2011, ne ho conosciute almeno sei e con nessuna di loro ho avuto problemi. E non avrei avuto problemi nemmeno con la signora, se non avessi visto un giorno un articolo in cui si parlava di un processo nei suoi confronti per truffa ai danni di un notaio, che poi si è chiuso prima di arrivare a sentenza. Lì mi allarmai. Andai da mio padre, che già non era lucido, e mi diede una spiegazione poco convincente, a me che per 15 anni ho fatto l’avvocato. Da quel momento lei ha cambiato atteggiamento con me».

La signora Lavacca ha pretese ereditarie?
«No, non ha più alcuna pretesa. C’è stata una sentenza passata in giudicato che specifica che non ha mai convissuto con mio padre, né ha avuto le chiavi di casa sua. Si incontravano una volta a settimana. Da quando morì mia madre, papà non volle spostare nemmeno la sua vestaglia dalla poltrona e disse alla domestica di non rifare mai il lato del letto dove dormiva».

Come venne a sapere delle pubblicazioni delle nozze?
«Mi chiamò l’amministratore di sostegno di papà nell’agosto 2021. Mi disse che era stata depositata la sua firma in Comune per le promesse di matrimonio. Io gli risposi che non era in grado di tenere in mano una penna. E infatti il Tribunale di Roma bloccò le nozze e trasmise gli atti in Procura. Da lì si è arrivati all’imputazione della signora per circonvenzione di incapace. Molte volte venivo chiamato dai vicini di casa che vedevano papà vagare nel cortile. Gli disse che mi sarei trasferito lì con la mia famiglia, ma lui mi rispondeva: “Ce la faccio”. Voleva dimostrare di essere “l’Homo Eroticus” degli anni ‘70».

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