La lunga ombra del Conclave ha segnato inevitabilmente questa settantesima edizione dei David di Donatello stamani alla presentazione dei candidati al Quirinale, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Stasera a Cinecittà, in diretta su Raiuno condotto da Elena Sofia Ricci e Mika, la premiazione con favoriti Parthenope di Paolo Sorrentino e Berlinguer - La grande ambizione di Andrea Segre con 15 candidature e Vermiglio di Maura Delpero con 14.
Tra i premiati eccellenti il David alla carriera a Pupi Avati e ad Ornella Muti e David speciali a Giuseppe Tornatore e a Timothée Chalamet. Battute così da parte della conduttrice Geppi Cucciari che ha invitato un divertito Mattarella a candidarsi anche "al di là del fiume" per aspirare al soglio Pontificio e riferimenti poi a Papa Francesco da parte della presidente dei David, Piera Detassis ("l'arte non è un lusso, ma una necessità" e "in un mondo cosi artificiale è importante non perdere lo stupore"'). Il cinema, ha detto Mattarella che ha citato Roma Città aperta e il valore identitario per la nostra cultura, è "un comparto che ha un peso importante, e crescente, nell'economia nazionale. Anche per questo, mentre apprezziamo il fiorire di nuove opere - il Premio David nasce proprio per questo, per incoraggiare il dinamismo della produzione italiana - dobbiamo anche riflettere sui problemi aperti, individuare i punti critici del sistema e trovare soluzioni che possano aiutare il cinema a superare le proprie difficoltà". Per il presidente "Anche quest'anno va sottolineato che le sale cinematografiche soffrono una pericolosa erosione che le sta sottraendo a città e quartieri.
Circostanze obiettive penalizzano i gestori, ma non ci si può rassegnare a logiche commerciali e di mercato che non tengono in adeguata considerazione il cinema, inteso anche come valore sociale, come occasione di incontro, di ritrovo, di condivisione. Le istituzioni - sia nazionali sia locali - hanno la responsabilità di governare questi processi". Il ministro della cultura Alessandro Giuli, per la prima volta alla cerimonia, ha sottolineato che "un sistema ha bisogno di essere riconfigurato, come da richiesta proveniente dal settore stesso, e che trova in noi ascolto ma anche fermezza nel misurare la regolarità di ogni procedura, la tempestività e la trasparenza di ogni erogazione di incentivi e di qualsiasi forma di incoraggiamento non soltanto economico. Abbiamo messo a disposizione una squadra di 30 tecnici dedicati ad accelerare il processo di erogazione basato sui diritti acquisiti da coloro che hanno ottenuto il riconoscimento degli incentivi e ci stiamo dotando di risorse ulteriori per dare le risposte più tempestive, perché quella tra il ministero della Cultura e il cinema non può che essere una storia d'intesa e d'amore". E ancora il ministro: "Abbiamo il dovere di un confronto finalizzato a dare risposte positive e realistiche, a un settore rispetto al quale le incomprensioni spesso hanno sopravanzato la reale qualità e quantità degli accordi stabiliti con tutti i soggetti interessati".
Tra i momenti più belli al Quirinale: i teatrini di Geppi Cucciari che ha scherzato sui discorsi di Giuli considerati troppo astratti e metafisici dicendo: "possono essere addirittura ascoltati al contrario come un disco dei Black Sabbath e a volte migliorano". Anche Pupi Avati, che riceverà il David alla carriera, ci ha scherzato su. Il regista ha infatti raccontato come l'amata moglie gli ha detto di diffidare del fatto che avrebbe ricevuto davvero un premio stasera a Cinecittà: "vedrai che alla fine non te lo daranno". Una cosa non impossibile ha aggiunto il regista: "mi ricordo una volta Muccino aveva quattordici candidature e poi non prese neppure una statuetta".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA