Saranno presenti in aula a Roma, come sempre, domattina i genitori di Giulio Regeni, il ricercatore friulano sequestrato, torturato e ucciso al Cairo nel gennaio 2016.
Paola e Claudio Regeni, assistiti dall’avvocata Alessandra Ballerini, confidano che la la presidente della Prima Corte d’Assise respinga le eccezioni preliminari dei difensori. Gli avvocati hanno di fatto richiesto che il processo non venga celebrato per la mancata notifica ai quattro 007 egiziani. Ma con molta probabilità tale sollecitazione verrà respinta e così si potrà entrare nel vivo della discussione per fare luce e giustizia sulla drammatica fine del ricercatore friulano.
Domani si potrebbe discutere sulla lunga lista di testi: il giudice potrebbe decidere chi ammettere. Molti i nomi illustri dal presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, l'ex premier Matteo Renzi e l'ex ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. E ancora: Marco Minniti, ex responsabile della autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, i tre capi dei servizi segreti che si sono succeduti nel tempo e l'allora segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni oltre all'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi.
Gli imputati sono i colonnelli Husan Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, il maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif e il generale Tariq Sabir.
La Procura contesta, a seconda delle posizioni, il concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato. Al centro del procedimento anche le torture a cui è stato sottoposto Giulio per nove giorni prima dell'omicidio. "Essere catturato da ufficiali dei servizi segreti egiziani - hanno ricordato i legali di parte civile durante l’ultima udienza dello scorso febbraio in aula - è già una innegabile violenza fisica e mentale. In quei 9 giorni Giulio non ha potuto parlare con la nostra ambasciata e men che meno con un avvocato: pensiamo che negare questa sofferenza sia discutibile".