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La premier Giorgia Meloni, intervistata ad Agorà su Rai 3 torna a parlare del rapporto con la figlia Ginevra, 7 anni, avuta dall’ex compagno Andrea Giambruno, e quanto incida sul suo ruolo istituzionale. «Rinuncerò alla guida della nazione quando dovessi rendermi conto che non ho più il consenso degli italiani. È una cosa che io sto cercando di fare al meglio ma devi sapere che lo stai facendo per qualcuno, e che qualcuno ci crede con te. E non potrei più farlo se non avessi la libertà di incidere: devo sapere che sto cambiando qualcosa. E c'è solo una persona al mondo che potrebbe convincermi a lasciare, mia figlia Ginevra, se dovessi rendermi conto che sta pagando un prezzo alto. Ma lei è una bambina intelligente, forte, comprensiva e stiamo facendo del nostro meglio per non perderci in questa tempesta».
«Io rinuncerei, e rinuncerò, alla guida della nazione quando dovessi rendermi conto che non ho più il consenso, perché questa non è una vita che si può fare senza ragione, non è una cosa che tu fai per te stesso. O almeno non io. Ho conosciuto qualcuno che diceva ''poi quando lo vedi com'è…'', adesso che l'ho visto, e anche peggio. E' una cosa che si fa, che io sto cercando di fare al meglio, ma devi sapere che lo stai facendo per qualcuno. Devi sapere che qualcuno ci crede con te. Non potrai più farlo se non avessi più la libertà di farlo come io ritengo che vada fatto. Cioè la libertà di incidere: non sto qua a sopravvivere. Non tutto riesce perfettamente, non sempre diciamo vinci, però devo sapere che stai cambiando qualcosa», continua la presidente del Consiglio.
Gli appuntamenti internazionali
Alla domanda «perché sta sempre in giro», spiega che cerca di spostare i viaggi «nel fine settimana per non togliere tempo alla politica interna» ma anche «la politica estera è politica interna. Fisicamente comincia ad avere il suo impatto». «Sarà particolarmente gravoso quest'anno che l'Italia è presidente del G7 ma è una grande occasione perché ci consente di mettere le nostre priorità sul tavolo, non a caso abbiamo portato il tema dell'Africa, della migrazione e dell'intelligenza artificiale. E' un'occasione che non intendo sprecare» continua.
Il caso dossieraggio
«Sono assolutamente convinta che conosciamo la punta di un iceberg, più che preoccupata sono molto indignata di qualcosa che aleggiava, abbiamo visto particolarmente in quest'anno le cose a orologeria, le paginate: penso che bisogna andare fino in fondo penso che la questione sia molto più ampia, penso che ci siano gruppi di potere che hanno utilizzato le informazioni riservate per fare gli interessi propri. Penso che non sia possibile che accada in Italia, bisogna andare fino in fondo, tirare fuori tutti i responsabili e soprattutto i loro mandanti».
Le Europee e i rapporti con l’opposizione
«Per me una vittoria sarebbe confermare i voti che mi hanno portato a Palazzo Chigi un anno e mezzo fa, cosa non facile, non accade spesso che dopo un anno e mezzo un governo possa confermare quel consenso», ha detto la presidente del Consiglio sul voto delle europee del prossimo giugno. Mentre sul rapporto con la leader del Pd chiarisce: «Non mi permetto di dare consigli a Elly Schlein, negli anni ho visto una sinistra impegnata nella demonizzazione degli avversari mentre la politica dovrebbe essere rispetto dell'avversario, non lotta nel fango. Io ho rispetto per Schlein quindi spero che da quella parte della barricata sia lei a imprimere un cambiamento su questo».
Il premierato e il rapporto con Mattarella
Il presunto tentativo «di schermarsi dietro la benevolenza del presidente della Repubblica» per attaccare il premierato «non regge perché questa riforma costituzionale, in ogni caso, entrerà in vigore nella prossima legislatura. Praticamente, tra una cosa e l'altra, nel 2028. Ora, nel 2028 sono contenta che la sinistra dia per scontato che ci sarà ancora Giorgia Meloni, si vede che non si vedono proprio messi benissimo… Ma insomma, non lo darei per scontato. E dico di più: nel 2028 anche il mandato del presidente Mattarella sarà verso il termine, quindi questa riforma non riguarda né Giorgia Meloni né Sergio Mattarella».
Il premierato «non riguarda il presente: questa è una riforma sul futuro della nazione ed è su questo che gli italiani saranno chiamati a decidere che cosa vogliono fare». Poi sottolinea: «I miei rapporti con il presidente Mattarella sono ottimi, lo ringrazio perché non fa mancare mai il suo sostegno non tanto al governo ma alla nazione. E' un rapporto che gestiamo direttamente, personalmente, quelli che brigano per comprometterlo temo che resteranno delusi».
Evasione fiscale, tasse e condoni
«A proposito di condoni» e dell'accusa mossa dalla sinistra di essere «amici degli evasori: il 2023 è stato l'anno record nel recupero dell'evasione fiscale, l'Agenzia delle Entrate ha incassato 25 miliardi 4,5 miliardi in più rispetto al precedente, numeri mai registrati: ora se noi che abbiamo fatto questi numeri siamo amici degli evasori chi c'era prima di noi e non li ha fatto cosa dovrebbe essere?» ha detto la presidente del Consiglio.
E aggiunge: «Avere un fisco amico, significa avere un fisco che non opprime famiglie e imprese con regole astruse e con un livello di tassazione insostenibile che non corrisponde al livello dei servizi che con i proventi di quella di tassazione vengono erogati, un fisco amico è quello che ti chiede di pagare le tasse giuste e che pretende che tu lo faccia con tempi sostenibili e che non utilizza i proventi di quella tassazione per cose inutili ma li utilizza con un principio con cui opererebbe un buon padre di famiglia».
«Non accetto, come ho sentito, la leader del Pd dire che la sanità, che si paga con le tasse, è bellissima: sono d'accordo ma dare lezioni anche no perché è stato questo governo a portare il fondo sanitario al suo massimo storico» ha proseguito la premier. Sulla questione precisa che bisogna usare con «responsabilità» i proventi delle tasse e «non prendere i soldi di chi non aveva una casa per consentire a chi ne aveva due di ristrutturarla gratuitamente, non è il mio modello».
La questione migranti e la crescita economica
«In Egitto abbiamo visto sei leader europei, compresa la presidente della Commissione, che si recavano al Cairo su proposta italiana. E che sposavano un approccio nuovo, quello che noi vogliamo con i Paesi africani, e dobbiamo essere fieri che quella che era la proposta italiana oggi è stata fatta propria dall'Europa. Noi abbiamo iniziato dal memorandum con la Tunisia, criticato dalle opposizioni, e che invece sta dando i suoi frutti».
In materia economica la premier ha dichiarato che «oggettivamente l'Italia è cresciuta lo scorso anno più della media europea, una cosa che non si vedeva da moltissimo tempo, in una situazione di estrema difficoltà sta dando buona prova di sé, vuol dire che va tutto bene, no, vuol dire che le nostre politiche danno risultati migliori di quelle che abbiamo visto prima sì» ricordando i vari indicatori economici positivi di Ocse ed Istat su occupazione, crescita ed inflazione.