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«Questo è sicuramente l'anno di svolta per le metropolitane».
Eugenio Patanè, assessore ai Trasporti del Comune, spiega come la quarta linea della metropolitana, il cui tracciato è stato sostanzialmente definito venerdì in una riunione operativa con il sindaco Gualtieri, cambierà il volto di Roma.
Assessore, quanto inciderà la D sulla città?
«Le analisi che sono state condotte da Roma Metropolitane dimostrano che la D avrà una attrazione trasportistica di almeno 14mila passeggeri l'ora. Il minimo è 10mila perché vi sia un corretto rapporto fra costi dell'opera e i suoi benefici. Attraversa quartieri, come il Nomentano, Trastevere o Portuense che non generano solo un traffico residenziale ma anche quello per il terziario. Possiamo dire che sarà una vera e propria rivoluzione per la città».
Dieci anni, però. Corretto?
«Per la prima tratta, da Nomentana Raccordo fino a Nemorense, ne possono bastare 8 se siamo bravi».
Metro D a Roma, ecco il nuovo tracciato: la mappa. Trenta fermate da Nomentana a Vigna Murata
Ovvero, bravi in che senso?
«Noi stiamo elaborando il documento delle alternative progettuali, in gergo tecnico il Docfap. Poi avremo da fare il Documento di indirizzo alla progettazione (Dip). Fatti questi due passaggi, ci confronteremo con i proponenti per capire se il progetto 2010 è ancora compatibile con le attuali esigenze. Entro marzo, prevediamo di completare le analisi sui carichi urbanistici nell'ultima tratta del percorso, soprattutto da piazzale dell'Agricoltura a via di Vigna Murata. Da lì in poi, dovremmo essere nelle condizioni di concludere la prima fase entro l'autunno».
E i soldi? Nove miliardi non sono esattamente pochi.
«La progettazione dell'intera linea e la costruzione della prima tratta, quella da Nomentana a Nemorense, valgono un miliardo e mezzo di euro. Che contiamo di chiedere al Governo non appena concluse le fasi progettuali».
E il Governo ve li dà?
«Il Governo ha già dimostrato di avere una grande attenzione verso Roma e il suo sviluppo infrastrutturale».
Un sì diplomatico, quindi. E con i proponenti come pensate di muovervi?
«Come detto, al termine delle fasi di studio, ci confronteremo con loro e capiremo. Andrà sicuramente ricalcolato il Piano economico finanziario: nel 2010 era di circa 3 miliardi. Oggi l'opera ne vale 9».
Impossibile proprio usare piazza Venezia per calare le talpe e partire da lì? O, magari, riprendere quelle che hanno scavato metro C e che sono state abbandonate lì sotto nel 2020?
«Purtroppo è assolutamente impossibile. Da piazza Venezia le talpe si possono solo estrarre, non calare. E quelle di metro C sono inutilizzabili. E comunque ci sarebbe il problema delle terre di scavo: che facciamo? Le facciamo uscire a piazza Venezia? Abbiamo lottato per far partire le talpe di metro C da Farnesina proprio per non avere il problema delle terre di scavo in Prati. E non è che possiamo farle uscire da piazza Venezia».
Lei ripete spesso che questo è un anno decisivo per le metropolitane di Roma. Decisivo perché?
«Abbiamo tre cantieri fondamentali che sono in fase di ultimazione prima di partire. E questo è l'anno che ci serve per chiudere queste pratiche burocratiche. Entro settembre dobbiamo depositare al Ministero dei Trasporti il progetto definitivo per la tratta da Farnesina della metro C. Un tempo non derogabile a pena della perdita dei finanziamenti. Le fasi sono due: la redazione del progetto ad opera dei proponenti e poi l'approvazione in conferenza di servizi. Ce la faremo ma dobbiamo correre. Fatto questo, saremo in grado di calare le talpe a Farnesina nel 2026.»
E poi?
«Abbiamo in itinere il prolungamento della linea A da Battistini a Torrevecchia: 2 km con una stazione intermedia, Bembo, e il nuovo capolinea. Ci aspettiamo che i progettisti vincitori della gara presentino il Piano di fattibilità tecnica economica (Pfte, il vecchio progetto preliminare, ndr) entro giugno. Con quello possiamo finalizzare il lavoro che stiamo facendo con la Banca Europea degli Investimenti (Bei) per verificare quale sarà lo strumento migliore per coprire i circa 900 milioni di euro di costi. Noi pensiamo che sia il leasing in costruendo, con un finanziamento misto fra il Comune e i vincitori».
Altro?
«Sì, la B. Il prolungamento da Rebibbia a Casal Monastero e l'eventuale prolungamento a Settecamini per intercettare il Tecnopolo. Roma Metropolitane sta conducendo una revisione progettuale fino a Casal Monastero e la valutazione di sostenibilità per la tratta fino a Settecamini. Sono tutte attività che, se concluse quest'anno, consentiranno di vedere i cantieri aperti nel 2026. Ecco perché questo è un anno decisivo».