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«La mia non è tanto una pagina Instagram dove ci sono io e poi ci sono quelli che si chiamano i follower, è piuttosto una community. Io voglio che le persone partecipino, siano parte attiva. Instagram dovrebbe essere come un tavolino di un bar, dove ci possa essere un confronto. Per poi uscire e vedere la bellezza che c’è fuori». Così Michela Giordano, “michelanellevalli”, giovane social media manager, spiega il senso del suo profilo Instagram, nato con lo scopo di svelare gli angoli nascosti, le tradizioni e la natura autentica delle 14 valli occitane del Piemonte. «Qui si parla ancora la lingua occitana: una lingua antica, riconosciuta anche dallo Stato italiano, che ha tutte le sue sfaccettature».
Tra un’escursione e l’altra, Giordano racconta aneddoti, storie che nel tempo si stanno perdendo sempre di più e rischiano di essere sopraffatte da «un’omogeneità che va a far perdere completamente tutte le sfumature». Come quella dei Giganti Ugo di Vinadio, due fratelli nati alla fine dell’Ottocento con una statura eccezionale per i tempi, tanto da aver partecipato agli spettacoli del circo Barnum & Bailey di New York. Michela Giordano racconta tutte queste vicende sui social e lo fa con passione. Una passione ereditata dalla sua terra d’origine, la Valle Vermenagna, nel cuneese, che l’ha portata anche a unirsi a diversi gruppi di musica popolare tradizionale occitana. «A Vernante, piccolo paese di 800 anime, è difficile non trovare una festa per le strade: la sinfonia delle ballate in lingua d’oc percorre le vie. Tutti lì si sentono ancora legati alle tradizioni. Lo trovo bellissimo».
Nelle valli tra Torino e Cuneo ogni paese ha le sue usanze e la sua parlata. E perfino nel centro più piccolo ogni gruppo di case ha il suo nome. Le montagne disegnano valloni secondari incontaminati, alcuni totalmente disabitati. Giordano, portando spesso il cane al guinzaglio, racconta questi luoghi: «Mi sono accorta di quanta bellezza ci fosse vicino a casa senza che io lo sapessi. Mi sono chiesta quante persone come me magari non la conoscessero. Ci si aspetta sempre che il paradiso sia dall'altra parte del mondo. Invece l'abbiamo proprio dietro l'angolo».
Per ora Giordano non svolge ancora questa attività di promozione per lavoro, ma non nasconde di volerlo rendere il suo impegno principale: «Sto iniziando a pensare a delle camminate di gruppo, a degli altri eventi culturali, sempre affiancata da persone professioniste, che possano aiutarmi in questo. Siccome spesso il social viene ritenuto nocivo, io volevo trovare il modo per dimostrare che comunque non è nocivo di per sé: è uno strumento che, come tutti gli altri, può essere usato bene oppure male. Sto cercando di impiegarlo per mostrare una bellezza fisica, concreta».
Tanti iniziano a definire Michela Giordano un’influencer: «Io ho sempre un po’ paura di essere chiamata così perché l’influencer spesso viene vista in accezione negativa. Una persona che si arricchisce mostrando un capo d'abbigliamento piuttosto che un bracciale o un ombretto. Questo ho un po’ paura che vada a rovinare invece l'autenticità del lavoro che sto facendo io. Però è anche vero che ci sono modelli di influencer positivi».