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Monfalcone, 5 ragazze a scuola con il niqab (il velo integrale): identificate "in privato" prima di entrare in classe

3 ore fa 1
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Arrivano a scuola indossando il velo integrale, il niqab. Vengono identificate presso una sala privata da una referente scolastica (sollevando per un attimo il velo) poi entrano in classe, indossandolo. È la quotidianità per cinque ragazze studentesse dell'Istituto superiore professionale Sandro Pertini di Monfalcone (Friuli Venezia Giulia) che però ha creato un acceso dibatitto. 

La scelta della scuola: una procedura "speciale" per identificarle

Le giovani sono quasi tutte appartenenti a famiglie della comunità bengalese. La scuola ha scelto di adottare questa procedura per consentire alle giovani di continuare a frequentare le lezioni: il rischio infatti è che, in assenza della possibilità di indossare l'abito integrale, le tre ragazze avrebbero deciso di interrompere gli studi. Secondo la dirigente dell’istituto, Carmela Pirano, questa iniziativa vuole instaurare un rapporto di fiducia con le alunne e le loro famiglie, favorendo così un ambiente sereno per il loro percorso educativo.

La polemica 

Tuttavia la soluzione trovata dalla scuola ha creato accese polemiche, tanto che è stata convocata anche una conferenza stampa con i vertici regionali della Lega e l'ex sindaca Anna Maria Cisint.

La Lega ha annunciato che presenterà una legge regionale e una mozione urgente per vietare l'utilizzo del Niqab a scuola e nei luoghi pubblici. In Svizzera, Danimarca esistono già regole specifiche in merito. 

La proposta di legge della Lega

La questione però travalica i confini del Veneto e arriva anche al Parlamento europeo, dove la Lega ha presentato un'interrogazione sul tema e una proposta di legge al Parlamento italiano prevede il divieto di indossare indumenti "atti a celare il volto, come nel caso del burqa o del niqab", "non solo per motivi di ordine pubblico" ma anche per il principio di "rispetto della dignità della donna". E stabilisce pene fino a 2 anni di carcere e fino a 30mila euro, oltre che la preclusione  dalla richiesta di cittadinanza 

Il garante per i minori: «Ostacola lo sviluppo della personalità delle giovani» 

«La necessità di un efficace dialogo tra culture non può impedire di osservare che talune pratiche contravvengono ai più elementari diritti e ostacolano il pieno sviluppo della personalità di chi è costretta a subirne l’imposizione» ha detto l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Marina Terragni.

«Bambine e ragazze devono essere libere di crescere armoniosamente, seguendo ciascuna le proprie più autentiche vocazioni: la consapevolezza che il proprio corpo non può essere in alcun modo umiliato e mortificato fa obbligatoriamente parte di questo percorso. L’auspicio è che sul caso di Monfalcone e su ogni caso analogo il Ministero dell’istruzione e del merito ponga la massima attenzione» conclude Terragni. 

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