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Integrazione, regole e buon senso: è su questi tre punti che l'istituto professionale Sandro Pertini, a Monfalcone, sta cercando di fare i conti, tentando un equilibrio che possa far funzionare le cose. Alcune ragazze musulmane iscritte alla scuola, infatti, entrano in classe con il niqab, il velo nero che copre interamente il volto delle donne che lo indossano. Un capo che, di fatto, cela l'identità di chi lo veste. È così che i dirigenti del Sandro Pertini sono stati costretti a creare una sorta di anticamera nell'edificio, adoperandola per accertarsi ogni giorno che le ragazze entrate a scuola siano effettivamente le stesse iscritte all'indirizzo di Sanità e assistenza sociale.
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Le lezioni di ginnastica e lo stage
Una situazione a cui l'intero istituto si è dovuto adeguare. Le ragazze che indossano il niqab praticano sport diversi durante l'ora di ginnastica, per evitare di effettuare attività che scoprano eccessivamente il corpo delle studentesse: un insegnante, ad esempio, ha introdotto il badminton appositamente per far giocare le giovani con il niqab.
Se un po' di inventiva ha risolto le difficoltà delle ginnastica, lo stesso invece non si può dire del discorso stage. L'indirizzo di Sanità e assistenza sociale prevede infatti che studentesse e studenti svolgano un periodo di tirocinio anche in asili nidi, dove è necessario per gli educatori accertarsi dell'identità delle ragazze a cui poi affidare momentamente i bambini.
Un ostacolo piuttosto complicato da superare, soprattutto per alcune studentesse che per nessuna ragione intendono togliersi il velo.
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Carmela Piraino, dirigente dell'Istituto, ha commentato al Piccolo: «Il ragionamento a inizio anno ci ha portato a ritenere che imporre può indurre le ragazze a lasciare la scuola, mentre l’istituzione raggiunge il suo scopo quando l’allievo consegue i cinque anni di studio». Un impegno a cui quindi, nonostante le difficoltà, la scuola non intende sottrarsi. Già una ragazza infatti ha scelto di ritirarsi dall'istituto mentre un'altra ha affermato: «Rispettare Allah è la cosa più importante per me. Più importante anche di ciò che dicono i miei genitori, che non volevano io vestissi il niqab, ma è una mia scelta», e specificando: «Se i problemi continuano non so se resterò fino alla quinta».
Le dichiarazioni di Matteo Salvini
Sul tema è intervenuto anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini: «Inaccettabile che una scuola sia costretta ad adattare i propri regolamenti per sottostare a culture incompatibili con i nostri valori. Avanti con la proposta della Lega». La proposta a cui si riferisce il leader della Lega è quella presentata dal suo partito settimana scorsa alla Camera, in cui si ipotizza il divieto riguardo a capi di vestiario «atti a celare il volto, come nel caso del burqa o del niqab».
Il precedente a Monfalcone
Non è la prima volta che Monfalcone si confronto con le comunità di cittadini stranieri presenti nel comune. L'anno scorso, alla comunità bengalese, che rappresenta circa un terzo del totale degli abitanti di Monfalcone, l'allora sindaca Anna Maria Cisint, della Lega, vietò il gioco del cricket, largamento praticato dai cittadini di origine bengalese.