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Nave russa affondata nel Mediterraneo, cosa è successo? L'ombra degli 007 di Kiev: l'esplosione (anomala) e la rotta (nascosta) verso la Siria

2 settimane fa 3
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Una nave cargo russa, la Ursa Major, è affondata nella serata del 23 dicembre al largo delle coste spagnole, tra Águilas (Murcia) e Orano (Algeria). Entrata nel Mediterraneo dallo stretto di Gibilterra, da ieri mattina è apparsa alla deriva e dopo il naufragio è stata evacuata. Quattordici membri dell'equipaggio sono stati salvati e trasferiti al porto di Cartagena, mentre due membri dell'equipaggio risultano dispersi, ha dichiarato il ministero degli Esteri russo. 

La rotta (verso la Siria) e i soccorsi

Diverse navi che operavano nella stessa zona hanno partecipato ai lavori di salvataggio e successivamente si sono uniti gli specialisti del Soccorso Marittimo, la nave Clara Campoamor e la motovedetta della Marina Serviola. La nave, battente bandiera russa, era partita da San Pietroburgo 12 giorni fa e ufficialmente, era diretta al porto di Vladivostok, dove sarebbe dovuta arrivare il 22 gennaio. In realtà, secondo diversi analisti militari e intelligence, la nave era diretta in Siria come parte di un convoglio di unità navali russe incaricate di trasportare attrezzature e personale in Russia, mentre è in corso il ritiro delle forze russe dal paese mediorientale. Secondo molte fonti infatti l'Ursa Major sarebbe una nave contrabbandiere di armi per Mosca, costruita nel 2019. 

L'ombra degli 007 di Kiev

Le circostanze esatte che portarono all'affondamento restano poco chiare, ma i resoconti suggeriscono che a provocare il naufragio sarebbe stata un'esplosione nella sala macchine che ha bloccato i motori della nave, che è andata alla deriva e ha iniziato a imbarcare acqua. Come riporta Itamilradar nna nave della Marina russa dello stesso convoglio diretta a Tartus, base di Mosca in Siria, ha chiesto di assumere il controllo delle operazioni di salvataggio, citando il quadro UNCLOS (Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare). Il controllo degli sforzi di salvataggio è stato successivamente trasferito alla nave militare russa. Sebbene la causa dell'esplosione sia ancora sconosciuta, le speculazioni si sono inevitabilmente rivolte ai servizi segreti ucraini, che sono stati i primi a segnalare tramite Twitter le difficoltà incontrate dalla nave russa. Nei giorni scorsi inoltre un drone sconosciuto (attribuibile a Kiev?) era riuscito a sorvolare senza ostacoli la base aerea di Khmeimim, in Siria, dove sono ancora di stanza le truppe russe. Nel filmato è stato possibile contare la presenza di circa sette bombardieri Su-24M, quattro o cinque aerei Su-35 o Su-30, circa tre Mi-8 e due Ka-52 e Mi-24/35 ciascuno, fino a 18 in totale aerei. 

A latest view on the Russian Khmeimim Air Base in Syria from a UAV.

Visible are Ilyushin Il-76 cargo planes of the Syrian and Russian Air Force, Russian Su-24M/Su-34/Su-35S warplanes parked in hangars, as well as air defense & radar positions.

There's also notable activity of… pic.twitter.com/rNiIPrCwEg

— Status-6 (Military & Conflict News) (BlueSky too) (@Archer83Able) December 12, 2024

La missione

Secondo alcune fonti l'imbarcazione farebbe parte di un convoglio di navi russe partite dal Mar Baltico e dirette molto probabilmente verso il porto di Tartus, in Siria. La missione, secondo analisti esperti di movimenti marittimi, consisteva nel caricare equipaggiamento militare da riportare in Russia dopo il ritiro dalla regione deciso in seguito alla caduta di Assad. Il capitano della nave ha dichiarato che trasportava container vuoti al momento dell'incidente. Lo scorso 19 dicembre era stato lo stesso Putin a parlare della situazione delle basi russe in Siria. Il capo del Cremlino aveva detto di non sapere ancora se la Russia avrebbe mantenuto le sue basi militari in Siria, perché ciò dipenderà dai rapporti con le nuove autorità. «Non lo so - la risposta Putin a una domanda in proposito durante la conferenza stampa di fine anno -. Dobbiamo pensarci, perché dobbiamo vedere come si svilupperanno le nostre relazioni con quelle forze politiche che ora controllano e controlleranno la situazione in questo Paese in futuro. I nostri interessi devono coincidere». Putin ha aggiunto che Mosca mantiene i rapporti «con tutti i gruppi che controllano la situazione lì e con tutti i Paesi della regione». «La stragrande maggioranza di loro - ha aggiunto - ci dice che sarebbero interessati a che le nostre basi militari rimangano in Siria». Il presidente russo aveva aggiunto che Mosca aveva proposto per ora di utilizzare la base aerea di Khmeimim per convogliare aiuti umanitari alla Siria «e questo è stato accettato». Lo stesso potrebbe essere fatto con la base navale di Tartus.

Le armi e le basi in Libia

Nello stesso giorno era emersa la notizia che la Russia avesse trasferito nell'est della Libia i sistemi di difesa aerea che aveva dispiegato in diverse aree della Siria in sostegno dell'alleato Bashar Assad. A renderlo noto era stato un ex ufficiale di Assad all'agenzia di stampa tedesca «Dpa», confermando quanto in parte anticipato anche dal Wall Street Journal e dall'Osservatorio per i diritti umani in Siria. Analisti del ministero della difesa tedesco citati dall'agenzia tedesca parlano della possibilità che la Russia ottenga accesso privilegiato al porto libico di Tobruk per trasferirvi componenti militari, grazie al sostegno di Khalifa Haftar. Secondo la fonte della Dpa sarebbero stati portati in Libia anche carri. Secondo le fonti, cargo russi hanno trasferito l'equipaggiamento, tra cui radar per i sistemi intercettori dei missili S-300 ed S-400, dalle basi in Siria - usate dalla Russia come hub per far arrivare in Africa i mercenari della ex Wagner e le armi destinate ai Paesi dove hanno esteso la loro influenza politica e militare - alle basi della Cirenaica sotto il controllo di Khalifa Haftar. Rimasta 'scoperta' in Siria, dove aveva installato la base navale a Tartous e la base aerea a Hmeimim, Mosca si è rivolta al vecchio alleato, che già negli anni scorsi aveva ospitato centinaia di uomini della Wagner a Jufra, da impiegare nel conflitto contro Tripoli.

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