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Neonata rapita a Cosenza, il padre: «È come se Sofia fosse nata due volte. Quando sarà grande le diremo tutto»

1 settimana fa 1
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«È come se Sofia fosse nata due volte. Faremo una grande festa quando la porteremo finalmente a casa». Federico, il papà della neonata rapita dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza e ritrovata dopo tre ore dalla polizia, ha vissuto ad occhi aperti il peggior incubo della sua vita. Ieri mattina, stanco ma felice, è stato lui ad andare a prendere Sofia dall’ospedale Annunziata, dove era stata sottoposta a delle visite di controllo, e ad affidarla alle braccia della sua mamma, che fino a ieri era ancora ricoverata nella clinica.

Come sta sua moglie Valeria?

«Si è un po’ tranquillizzata anche se è difficile, è ancora sconvolta. È stato bellissimo riabbracciare mia figlia. La bimba sta bene».

Quando non l’avete più vista nella culla cosa avete pensato?

«Si era capito subito che era stato un rapimento».

Non avevate idea di chi potesse essere stato?

«No, assolutamente».

Quando avete saputo qual era la storia di questa coppia, che addirittura aveva simulato una gravidanza, cosa avete pensato?

«È pazzia. Basta».

Lei e sua moglie li conoscevate?

«No, mai visti né sentiti nominare. E tanto meno voglio vederli o sentirli ora. Di giustizia se ne parlerà poi».

Sua moglie ha detto a una poliziotto: “promettimi che non lasceranno mai il carcere, che non me li vedrò più davanti”. Lei pensa sia possibile perdonarli?

«Mah... Penso solo che la bimba è con noi e sta bene».

L’intervento degli agenti della Squadra mobile di Cosenza è stato risolutivo.

«Sì, sono stati bravissimi e velocissimi, perché hanno preso subito la registrazione delle telecamere, sia della clinica che dei negozi vicini. Hanno visto la macchina e li hanno rintracciati. Prima di ricevere la telefonata più bella di sempre, abbiamo sentito un boato, un urlo, e tutti quanti che dicevano “è stata trovata, è stata trovata”. Non pensavamo a una soluzione così veloce. Sono state però le tre ore più brutte della nostra vita».

Anche perché in questi casi, come è successo per Kata, la bimba rapita dall’ex hotel Astor di Firenze, o si ritrovano subito oppure diventa complicato trascorse le 48 ore.

«Sì, esatto. L’intervento dei poliziotti è stato risolutivo e saremo loro grati a vita. Sembra che quella donna (Rosa Vespa, ndr) ci provasse da giorni, perché già da venerdì hanno detto che era entrata in clinica; dalle telecamere si vedeva».

Non c’è sorveglianza in clinica?

«Purtroppo entra ed esce chiunque. Non c'è nessuno che controlla, né all'entrata né all'uscita. Quando la donna è entrata nella stanza eravamo tutti insieme: io, mia moglie, mia suocera e mio figlio Alessandro di 4 anni. È stata soprattutto mia suocera ad avere il sospetto perché non l'avevamo mai vista. Si è presentata dicendo che era una puericultrice che doveva pulire la bambina. Noi abbiamo detto che era stata cambiata e ci ha chiesto se fossero passate più di tre ore. Alla nostra risposta affermativa, ci ha detto: “allora ve la cambio”».

E voi cosa avete fatto?

«Noi gliela abbiamo data. Non potevamo pensare a tutto il resto. Sembrava serena, non c'era nulla di strano. Quando poi ho visto le immagini della telecamera, all'inizio ho pensato di tutto, magari questi potevano andare chissà dove con la bambina. In quel momento ne pensi tante».

Ora sua moglie immagino non perda di vista la bimba?

«Nemmeno un secondo».

Un giorno racconterete a Sofia quello che è accaduto?

«Quando sarà più grande. Ora vogliamo stare tranquilli, sereni e dimenticarci di ieri (l’altro ieri, ndr)».

Temete possa succedere di nuovo?

«No, perché sappiamo che non era una cosa mirata a noi, alla nostra famiglia. Quella donna è entrata nella prima stanza che le è capitata davanti. Tanto è vero che ha preso una bambina, nonostante avesse detto a tutti di essere incinta di un maschio. Lei già aveva escogitato tutto: fingere una gravidanza... Poi, non lo so, anche in casa, come hanno fatto a non accorgersi di nulla?».

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