Si avvicina la possibile operazione militare israeliana a Rafah, nel sud della Striscia. Il premier Benyamin Netanyahu ha approvato i piani dell'esercito che ora è al lavoro per predisporre l'evacuazione di oltre un milione di sfollati palestinesi ammassati nella città più a sud di Gaza, prima di passare all'azione. Al tempo stesso, Netanyahu e il gabinetto di sicurezza hanno deciso di inviare una delegazione a Doha in Qatar per discutere delle ultime richieste avanzate da Hamas per una tregua e il rilascio degli ostaggi. Richieste - tra cui il ritiro totale dell'Idf dalla Striscia - che lo stesso Netanyahu ha definito ancora una volta "irricevibili".
Nonostante questo, Israele sembra aver scelto - hanno fatto notare analisti - di non lasciare nulla di intentato, anche per la pressione crescente delle famiglie degli ostaggi in favore di un'intesa che riporti a casa i 134 rapiti ancora a Gaza. La decisione di Netanyahu su Rafah sarebbe necessaria - a suo avviso - per sconfiggere gli ultimi battaglioni di Hamas. Di recente l'esercito ha fatto sapere che servono almeno due settimane per spostare dalla zona la popolazione. L'evacuazione della popolazione è la condizione minima richiesta dagli Usa, che tuttavia preferirebbero che Israele vi rinunciasse del tutto. Anche il presidente palestinese Abu Mazen ha fatto appello agli Stati Uniti e alla comunità internazionale affinché "fermino l'operazione a Rafah". E a rimarcare il dissenso crescente con Netanyahu, il presidente Joe Biden ha definito "un buon discorso" le dichiarazioni del leader della maggioranza democratica Chuck Schumer sulla necessità di nuove elezioni in Israele. "Ma sta agli israeliani decidere", ha poi precisato la Casa Bianca, lasciando trapelare un "cauto ottimismo" sulle possibilità di cessate il fuoco. Intanto emergono i primi dettagli sulla proposta di Hamas ai mediatori del Qatar e dell'Egitto per la tregua che, secondo quanto riportano i media internazionali, prevede un accordo in tre fasi, ciascuna di 42 giorni.
Nella prima, verrebbero rilasciati donne, bambini, anziani e malati tenuti in ostaggio in cambio di 700-1000 detenuti palestinesi, di cui 100 che scontano l'ergastolo nelle carceri israeliane per la liberazione delle soldatesse israeliane. Hamas si aspetta inoltre un cessate il fuoco permanente dopo lo scambio iniziale di ostaggi e detenuti. Secondo altre fonti, poi, nella proposta di Hamas c'è il ritiro immediato dell'Idf da due importanti arterie che attraversano la Striscia nella sua lunghezza: al-Rashid (la strada costiera) e Salah a-Din (che corre all'interno). Al 161esimo giorno di guerra intanto è arrivata sulle coste della Striscia - attraverso un corridoio marittimo protetto da Israele - la prima nave di aiuti partita da Cipro: si tratta della spagnola Open Arms che ha cominciato a scaricare da un molo temporaneo 200 tonnellate di beni di prima necessità, in larga parte cibo e acqua, messi a disposizione dall'americana World Central Kitchen. L'esercito israeliano ha poi contestato con forza la denuncia della fazione islamica secondo cui i soldati avrebbero sparato nel nord di Gaza sulla folla in attesa di aiuti, provocando - secondo il ministero della Sanità di Hamas - 21 morti e decine di feriti. "Palestinesi armati - ha ribattuto il portavoce militare al termine delle indagini sul fatto - hanno aperto il fuoco mentre civili di Gaza erano in attesa dell'arrivo del convoglio" di 31 camion fatti passare dall'esercito.
"I terroristi di Hamas - ha sottolineato il portavoce - continuano a danneggiare i civili che cercano cibo e incolpano Israele". L'Idf ha anche diffuso un video le cui "immagini mostrano uomini armati palestinesi impegnati ieri a sparare su una folla di abitanti di Gaza nel rione Zeitun". I morti nella Striscia - secondo dati del ministero della Sanità che non è possibile verificare in modo indipendente - sono arrivati a 31.490, mentre i feriti sono 74.439. A Gerusalemme si è svolto infine senza incidenti il primo venerdì di Ramadan sulla Spianata delle Moschee dove, secondo la Wafa, sono affluiti circa 80mila fedeli. Mentre Hamas ha attaccato come "unilaterale" e divisiva la scelta del presidente Abu Mazen di nominare Muhammad Mustafa premier incaricato di formare il nuovo governo a Ramallah.
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