Home SignIn/Join Blogs Forums Market Messages Contact Us

Nicolas Pasquali, primo italiano in viaggio in Corea del Nord: «Sembra un film, ai bambini si fa il lavaggio del cervello. Alla frontiera ci hanno controllato i telefoni»

3 ore fa 1
ARTICLE AD BOX

Si chiama Nicolas Pasquali, è italo argentino ed è da poco diventato uno dei pochi "fortunati" ad aver visitato tutti i Paesi del mMondo: 196 su 196. L'ultimo in ordine di tempo è stato la Corea del Nord: ci è riuscito a febbraio, a cinque anni dalla chiusura dei confini, quando il regime ha deciso di "riaprire" ai visitatori stranieri. È stato accompagnato dal tour operator Koryo Group e da altre undici persone, selezionate dall'agenzia stessa e non turisti occasionali. Nicolas è di origini italiane, figlio di emigrati, e dopo la sua impresa è stato intervistato da Vanity Fair: «Non c'è libertà di parola, né per noi viaggiatori né per i coreani - ha raccontato -. Durante il viaggio tutto era estremamente regolato, coordinato, e non potevamo fare foto di quello che ci pareva, quando volevamo. La nostra guida ci spiegava di volta in volta cosa potevamo fare. Io però quando ci hanno portato a visitare una scuola ho fatto una cosa non autorizzata: ho parlato con i bambini e gli ho chiesto cosa vogliono fare da grandi. Tutti mi hanno risposto: “Voglio diventare un militare, voglio proteggere il mio paese, voglio proteggere il mio popolo”. Tutti rispondono la stessa cosa. Non potevamo filmare quel momento, ma io l'ho fatto ed è scioccante. Questi bambini subiscono il lavaggio del cervello fin da piccoli».

L'adorazione per Kim Jong-Un

A stupire Nicolas, l'adorazione imposta ai bambini per Kim Jong-Un: «Abbiamo visitato le scuole di musicisti, che sono anche queste “incredibili”, le persone cantano canzoni, come al karaoke, ma le parole di queste canzoni sono “Kim Jong-un è il migliore, Kim Jong-un è grande, amiamo Kim Jong-un”.

I bambini sono molto felici e cantano come robot, tutti insieme, allo stesso tempo, perfettamente coordinati, come se fosse un film. Sembrava una puntata di Black Mirror. Siamo andati in un teatro e lì i bambini di 9-10 anni ballano davanti a un missile».

«In Corea del Nord puoi finire in prigione se fai qualcosa di sbagliato - continua nell'intervista a Vanity Fair -. C'è stato un momento molto intenso, di cui ho anche la foto. Volevamo tutti una foto con la statua che rappresenta il presidente Kim Jong-un ma dovevamo stare attenti perché non potevamo assolutamente assumere la stessa posizione della statua nello scatto». Poi il racconto di quanto successo alla frontiera: «Prima di entrare, ci hanno controllato i telefoni, hanno guardato le nostre foto, hanno controllato che non avessimo qualcosa contro il loro leader o se avessimo con noi qualcosa che poteva essere un pericolo per loro».

Leggi tutto l articolo