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Nell'elenco di coloro che dovrebbero essere rilasciati nella prima parte dell'accordo c'è anche il piccolo Kfir Bibas, occhi blu come il cielo e capelli color carota, divenuto il simbolo della barbarie dei terroristi di Hamas. Kfir era stato rapito la mattina del 7 ottobre 2023 con il fratellino Ariel, di quattro anni e la mamma Sherry. Le videocamere nel kibbutz di Nir Oz li avevano ripreso terrorizzati mentre venivano portati a Gaza dai tagliagole che intanto mettevano a ferro e fuoco villette e strutture, uccidendo e stuprando. In tutto la prima tornata di ostaggi che dovrebbero essere liberati dopo oltre 460 giorni di prigionia nei tunnel di Gaza sono 33.
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Secondo le stime dei militari 23 di loro sarebbero ancora vivi.
In una contabilità terrificante i parenti degli ostaggi che aspettano di poterli riabbracciare si affaccia l'ultima incognita crudele, ognuno spera che il destino più tragico non tocchi a lui. Nei mesi scorsi sulla sorte di Kfir Bibas, divenuto il simbolo del 7 ottobre, erano state fatte filtrare da Hamas le voci sulla sua morte. Ilpiù piccolo degli ostaggi israeliani, uno dei trenta bambini rapiti (molti dei quali rilasciati nelle prime fasi della guerra), sarebbe morto in prigionia sotto le bombe israeliane. Ma ad oggi Israele non ha avuto alcun riscontro di questa notizia che però non lascia presagire a nulla di buono.
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Nell'elenco c'è anche Liri Albag, 18 anni. Sua madre la aveva sentita l'ultima volta alle 6 e mezza del 7 ottobre e sperava fosse riuscita a mettersi al sicuro in un rifugio. Poi un video postato su Telegram aveva fatto capire che era stata rapita. La madre, Shira, sta protestando da un anno e mezzo chiedendo che il governo israeliano faccia di tutto per riavere sua figlia. Della stessa età anche Karina Ariev, 19 anni, anche lei riconosciuta in un video di Hamas pubblicizzato su Telegram, in cui si vedevano tre ragazze sdraiate in una jeep sanguinanti e circondate da uomini che parlano in arabo. Stessa sorte per Daniella Gilboa, 19 anni e Romi Gonen, 20 anni.