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La doccia fredda arriva nella serata di ieri. Papa Francesco ha avuto una nuova crisi respiratoria aggravata da broncospasmo. Il bollettino torna a essere preoccupante.
Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova, realisticamente, cosa dobbiamo aspettarci?
«L'ultimo bollettino ci dice che la malattia del Papa ha un andamento di alti e bassi che si verifica in forme di grave polmonite».
Dopo le notizie rassicuranti diffuse dalla Santa Sede al mattino, nel primo pomeriggio, si è manifestata la “ricaduta”.
«Va sempre ricordato che stiamo parlando di una polmonite in un soggetto anziano, gravemente immunodepresso, polimicrobica. Il quadro clinico, dunque, rimane molto grave anche alla luce della situazione di base da cui partiva il Santo Padre, credo facciamo bene i fedeli a pregar per lui».
Vigile, in preghiera, in poltrona, intento a scrivere, così è stato descritto negli ultimi giorni. Eppure, evidentemente, molto fragile.
«Purtroppo, credo che siamo stati tutti abbastanza ottimisti. Non vorrei fosse l’inizio del precipitare della situazione...».
Il quadro clinico è critico e complesso.
«Siamo in presenza di una polmonite polimicrobica con germi ognuno diverso dall’altro. È un bollettino non bello... La ventilazione ad alti flussi si pratica quando l’ossigenazione nei polmoni non è adeguata e si deve respirare più velocemente, dopo la prima crisi, superata, ora è stata di nuovo necessaria».
Insomma, le condizioni del Papa sono ancora molto gravi.
«Abbiamo a che fare con un polmone già pesantemente alterato. Il Santo Padre soffre di una brutta asma cronica e di bronchiectasie, che sono delle malformazioni dell'apparato a livello bronchiale, probabile che i polmoni siano enfisematosi. E ripeto c’è un’infezione sostenuta da microbi diversi su una situazione di base già pesantemente compromessa in cui i batteri vanno a nozze, cioè fondamentalmente i batteri facilmente colonizzano l'albero bronchiale e poi danno un quadro di infezione acuta, con appunto anche un interessamento broncopolmonare».
Il tutto in un paziente fragile e a rischio di mille complicanze?
«Papa Bergoglio fa terapia con cortisone da molti anni e questo crea altri problemi di immunodepressione. È sovrappeso, e anziano. Noi gestiamo ogni giorno pazienti come sua Santità. Sembra andare tutto bene poi a un certo punto le cose vanno peggio. È questo l’andamento della malattia, purtroppo. Fatto di alti e bassi, altalenante e improvviso. È corretto, per questo motivo, tutto quanto i sanitari stanno facendo. Purtroppo queste forme di polmonite spesso vanno a finire male, non sempre si superano».
Ora il Papa è aiutato da una ventilazione meccanica, non invasiva, con una maschera che copre naso e bocca e lo aiuta nella ventilazione.
«L’ossigenazione ad alti flussi di cui ha già avuto bisogno. La terapia con ventimask somiglia al “famoso” casco che usavamo durante il periodo del Covid ma ha un effetto migliore. Purtroppo gli alti e bassi in un paziente del genere sono in agguato. Le condizioni peggiorano, poi migliorano, poi ancora peggiorano...».
Dunque il Papa non era guarito né in fase di ripresa?
«Purtroppo è tutto legato a un problema respiratorio. La polmonite è in atto? Credo sia ancora in qualche modo in corso. E c’è ancora qualcosa di non chiaro, è probabile che l'antibiotico resistenza sia un fattore che complica la gestione della polmonite bilaterale. La prognosi è molto delicata adesso. Ripeto: credo che facciano bene i fedeli a pregare».
L’invito che ha sempre fatto Papa Francesco, durante tutto il suo Pontificato. E molti in questi giorni, in queste ore, in piazza o in privato, dicono di pregare per la sua salute o comunque per lui. Un abbraccio che coinvolge i fedeli di ogni parte del mondo, ora che il pontefice, in una stanza al nono piano dell’ospedale Gemelli, si affida con la sua nota serenità al volere di Dio e all’amore dei credenti.