ARTICLE AD BOX
C'è il rischio sepsi per Papa Francesco. Lo afferma Ivan Gentile, direttore del dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università di Napoli Federico II. «L’ultimo bollettino relativo alle condizioni di Papa Francesco riferisce la persistenza di condizioni critiche e l'insorgenza di una lieve insufficienza renale - spiega - Pur non conoscendo nel dettaglio lo stato di salute del Santo Padre, i sintomi e segni riportati, uniti alla bassa conta di piastrine già riferita in precedenti bollettini, potrebbero far ipotizzare la presenza o il rischio di insorgenza di una sepsi. La buona notizia per il Santo Padre è che, anche in presenza di sepsi, la condizione clinica sarebbe ancora completamente reversibile».
Cos'è la sepsi
Si stima che la sepsi colpisca ogni anno nel mondo circa 50 milioni di persone, causando circa 10 milioni di morti, ovvero il 20% dei decessi per tutte le cause! Ma che cos'è la sepsi e come possiamo prevenirla e fronteggiarla? «La sepsi - dal greco, 'io marcisco' - è una condizione innescata da una infezione (batterica, virale, micotica o protozoaria) che provoca un danno a uno o più organi a causa di una risposta eccessiva e disregolata del nostro sistema immunitario che, nel tentativo di contrastare il patogeno, finisce per danneggiare lo stesso organismo - ricorda Gentile - Quando spiego ai miei studenti la sepsi dico che essa è come una tempesta che crea nel nostro organismo un danno in tempi rapidi, ma, come tutte le tempeste, può lasciare spazio al sereno, se la identifichiamo e trattiamo correttamente».
La diagnosi (difficile)
Quali sono le difficoltà sta nel riconoscere e trattare tempestivamente la sepsi? «Non esistono test diagnostici validati per la sepsi. Una cosa è certa: la sepsi è una patologia tempo-dipendente, come lo sono l'infarto e l'ictus, e se si interviene correttamente nelle prime ore il tasso di successo è elevato. Ciò che spiace - avverte - è che nel nostro sistema sanitario non esiste ancora una rete sepsi tempo-dipendente al pari di quelle per ictus e infarto, che fortunatamente funzionano bene e garantiscono elevati tassi di cura ai pazienti con tali patologie. Va ricordato che, secondo i dati disponibili, la sepsi, nonostante una verosimile sotto-diagnosi, è responsabile di un numero maggiore di ricoveri e decessi rispetto a ictus e infarto».