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Papa Francesco silura il vescovo conservatore coi seminari pieni, sul web non si placa l'indignazione

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Stavolta non ci sono scandali sessuali, non c'è di mezzo la pedofilia e nemmeno l'ombra della corruzione. Ad aver determinato la clamorosa cacciata di un vescovo francese sembra essere stata solo la sua palese predisposizione ad accogliere, sul territorio della sua diocesi di Frejus-Toulon, troppi conservatori e preti amanti della messa in latino. Una tendenza che Papa Bergoglio non ormai tollera più così come tanti cardinali di curia che si sono occupati di questo dossier.

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Le dimissioni richieste ed ottenute alcuni giorni fa hanno sollevato una ondata di sdegno tra tanti cattolici e la notizia continua ad alimentare polemiche a distanza sui social. Il fatto è che la guerra ai tradizionalisti (diventata particolarmente dura in Francia) sotto  questo pontificato sembra essere inevitabile al fine di tagliare l'erba sotto i piedi alle sacche di resistenza e all'opposizione interna contraria alle riforme e alla realizzazione di una Chiesa meno rigida, più aperta e moderna.

Il vescovo Dominique Rey è stato cacciato anzitempo e costretto alle dimissioni con tre anni di anticipo e in una intervista al settimanale Famille Chretienne ha usato parole chiare. Obbedisco. «Mi viene principalmente rimproverato l'accoglienza troppo ampia di comunità o vocazioni sacerdotali e religiose, in particolare provenienti dal mondo tradizionale, così come le disfunzioni nella gestione economica e finanziaria della diocesi».

Eppure il senso di ingiustizia per questa vicenda ha del paradossale poiché proprio sotto la guida di questo prelato la sua diocesi si è arricchita enormemente di seminaristi e fedeli in un momento storico in cui le chiese vanno deserte e i giovani si allontanano.

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Intanto la Conferenza episcopale francese ha, in un comunicato, augurato «una bella nuova tappa pastorale alla diocesi di Fréjus-Toulon e ai suoi fedeli». Come dire, adesso si volta pagina. La diocesi era stata anche oggetto di una recente visita da parte del cardinale di Marsiglia Aveline, un porporato di fiducia del pontefice, il quale aveva analizzato ogni settore diocesano, tutta la documentazione e gli archivi, raccogliendo testimonianze. Le conclusioni che Aveline ha consegnato al Papa evidentemente non devono essere state molto a favore del vescovo, perchè di lì a poco è stato destituito. Il caso della diocesi di Toulon, da tempo nel mirino di Roma, per l'alta concentrazione di conservatori, è solo l'ultimo atto di una lunga guerra sotterranea tesa a controllare e depotenziare la minoranza favorevole a celebrare la messa in latino. 

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