ARTICLE AD BOX
La voce è debole ma il messaggio è potente. «Non lasciamo che venti di guerra sempre più forti spirino sull’Europa e sul Mediterraneo. Non si ceda alla logica delle armi e del riarmo. La pace non si costruisce mai con le armi, ma tendendo le mani e aprendo i cuori». Papa Francesco si affaccia dalla Loggia delle Benedizioni della basilica di San Pietro e diffonde nel mondo il messaggio urbi et orbi, radicata tradizione pasquale per annunciare la resurrezione e offrire una riflessione globale a tutti gli uomini di buona volontà. Reduce dalla lunga messa sul sagrato che stamattina ha presieduto restando seduto sullo scranno, Bergoglio è apparso fisicamente in via di recupero e più determinato che mai a farsi carico delle vittime dei conflitti in corso. Chiede così la liberazione dei 130 ostaggi israeliani che sono ancora nelle mani di Hamas, il cessate il fuoco a Gaza, l'invito al rispetto dei principi del diritto internazionale, e – aggiunge - «lo scambio generale di tutti i prigionieri tra Russia e Ucraina: tutti per tutti!». Nella lista forse è anche compreso l'americano Evan Gershkovich è il primo giornalista statunitense arrestato in Russia dai tempi della Guerra Fredda. La folla per ben due volte esplode in un battimano spontaneo. «La guerra è sempre una sconfitta».
«Cristo Risorto apra una via di pace per le martoriate popolazioni di tante regioni».
Papa Francesco viene salutato dalla folla con un boato. Prima di affacciarsi sulla Loggia si è concesso un giro sulla papamobile per tutta la piazza, percorrendo tutta via della Conciliazione stracolma di gente.
La prima cosa che vuole sottolineare nella riflessione pasquale sono le tribolazioni dei palestinesi a Gaza ammassati nei campi profughi: «Faccio nuovamente appello a che sia garantita la possibilità di accesso agli aiuti umanitari a Gaza, esortando nuovamente a un pronto rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre scorso e a un immediato cessate-il-fuoco nella Striscia». Chiede di avere uno sguardo meno indurito sulla condizione dei bambini. «Non permettiamo che le ostilità in atto continuino ad avere gravi ripercussioni sulla popolazione civile, ormai stremata, e soprattutto sui bambini. Quanta sofferenza vediamo nei loro occhi. Con il loro sguardo ci chiedono: perché? Perché tanta morte? Perché tanta distruzione? La guerra è sempre un’assurdità e una sconfitta!».
Nel messaggio ricorda poi la Siria, che da «quattordici anni patisce le conseguenze di una guerra lunga e devastante» che aspetta «risposte da parte di tutti, anche dalla Comunità internazionale», il Libano, i primi colloqui tra l’Armenia e l’Azerbaigian, il Sahel, il Corno d’Africa, la Regione del Kivu. Il suo sguardo d'insieme non tralascia i migranti, le famiglie povere, chi si trova in situazioni di tribolazioni. Infine un richiamo al dono della vita, «spesso tanto disprezzato. Quanti bambini non possono nemmeno vedere la luce? Quanti muoiono di fame o sono privi di cure essenziali o sono vittime di abusi e violenze? Quante vite sono fatte oggetto di mercimonio per il crescente commercio di essere umani? ».
Alla messa pasquale un curioso episodio ha catturato l'attenzione del Papa e dei fotografi. La grande icona che raffigurava il Cristo risorto a causa di una folata di vento più forte delle altre è caduta a terra. Papa Francesco ha osservato un po' perplesso la scena mentre due inservienti sono intervenuti immediatamente per raddrizzare Gesù risorto a pochi metri dal suo scranno.
Domani, lunedì dell'Angelo, Papa Francesco si affaccerà per l'Angelus a San Pietro poi dovrà recuperare un po' di energie a Santa Marta e rimettersi completamente per essere in grado di fare la trasferta a Venezia, il 28 aprile dove è atteso per la Biennale d'Arte.