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Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione cruciale sul futuro della difesa dell’Unione, con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astensioni. Nel testo c'è un punto - approvato con 480 sì - il numero 68, che recita che il Parlamento “accoglie con favore il piano in cinque punti ReArm Europe proposto dalla presidente della Commissione il 4 marzo 2025”. Bocciato invece l'emendamento dei Conservatori e riformisti, presentato da tre deputati di Fratelli d'Italia, che chiedeva il cambio del nome del piano in "Defend Europe"; l'emendamento ha ricevuto 97 voti a favore, 517 contrari e 56 astenuti. La settimana prossima la Commissione europea presenterà il Libro Bianco sulla difesa che contiene anche le indicazioni presentate nel piano della von der Leyen.
Il voto di FdI
Il voto ha registrato una netta divisione tra i partiti italiani, con la maggioranza, tranne la Lega che ha sostenuto la risoluzione principale sul riarmo. Gli eurodeputati di Fratelli d'Italia hanno votato a favore della risoluzione principale sulla difesa europea, che accoglie le conclusioni del Consiglio europeo del 6 marzo sul riarmo e il rafforzamento dell’industria bellica del continente.
Tuttavia, la delegazione di FdI si è astenuta sulla risoluzione dedicata all’Ucraina, prendendo le distanze da un testo che – secondo le parole dell’eurodeputato Nicola Procaccini “non tiene conto delle novità delle scorse ore e finisce per scatenare odio verso gli USA invece di aiutare l’Ucraina”. Dunque il partito di Giorgia Meloni ha sostenuto la strategia di rafforzamento militare del vecchio continente ma ha seguito la linea della premier della prudenza e quindi non si sono espressi su un documento ritenuto “inadeguato” rispetto all’evoluzione della situazione geopolitica.
Spaccatura nel Pd
All'interno del Pd la scelta di riarmare l'Europa è stata caratterizzata da alti e bassi che sono culminati al momento del voto con una grande tensione, evitando una frattura esplicita ma non si può non dedurne una chiara divisione interna. La delegazione dem ha scelto di non esprimere un’opposizione netta alla risoluzione sul riarmo europeo, ma si è divisa quasi equamente tra voti a favore e astensioni: alla fine, il risultato è stato 10 sì e 11 astensioni, con l’ago della bilancia segnato da un errore tecnico dell’europarlamentare Lucia Annunziata, poi corretto.
I favorevoli sono stati i riformisti del partito, tra cui il presidente Stefano Bonaccini, che per la prima volta ha preso una posizione opposta a quella della segretaria Elly Schlein. Tra gli astenuti, invece, figurano il capodelegazione Nicola Zingaretti e i membri più vicini alla leadership di Schlein. Pina Picerno, perora sotto i riflettori per gli insulti ricevuti in dal giornalista russo Vladimir Solovyev, è intervenuta sul tema in maniera molto critica. La vicepresidente del Parlamento europeo ha affermato che l'atteggiamento della segretaria del Pd nei confronti del pacchetto di riarmo sia “sbagliata” e ha continuato “sostituire l'umore al valore delle scelte. Altrimenti la politica non fa il proprio mestiere. È quello di cui accusiamo la destra”. L'eurodeputata dem ha anche aggiunto che condivide la perplessità dei colleghi di partito ma “ ma qualunque percorso ha bisogno di primi passi. Avremmo tutti voluto altro, ma la realtà conta più dei desideri” conclude. La posizione della Picierno evidenzia la difficoltà del Pd nel trovare una linea unitaria rischiando di risultare ininfluenti sia in Europa che in Italia.
La posizione dei 5Stelle
Totalmente contrario al progetto di riarmo europeo il Movimento 5 Stelle, che ha parlato di “pagina nera per la democrazia europea” e ha definito il piano ReArm Europe un “progetto folle da 800 miliardi che aumenterà l'escalation militare e impoverirà ulteriormente l’Europa”. Il M5S ha annunciato l'inizio di una loro battaglia sia all'interno delle istituzioni che nelle piazze. Il primo passo è la grande manifestazione prevista per il 5 aprile. “L’Europa senza la pace muore”, hanno dichiarato gli europarlamentari pentastellati, accusando la Commissione di voler scorporare le spese militari dai vincoli di bilancio e trasformare la BEI in un ente finanziatore della guerra.
L'opposizione di Avs
Anche Alleanza Verdi e Sinistra ha espresso una dura opposizione al piano, denunciando il rischio che il Parlamento europeo venga esautorato dal processo decisionale e criticando una politica “di totale subalternità alla Nato”. Il responsabile esteri di Sinistra Italiana, Giorgio Marasà, si è espresso in merito e ha dichiarato che “la democrazia europea è in pericolo” e che il Parlamento Europeo “sta approvando un piano di riarmo senza un reale controllo democratico”.
Lo scetticismo di Salvini
Sul tema del riarmo è intervenuto anche il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, che ha espresso scetticismo verso un esercito comune europeo. “Prima di riarmare l’Europa, voglio riarmare l’Italia, il nostro Esercito, la nostra Marina, i nostri Carabinieri e la nostra Aviazione, facendo lavorare aziende italiane, non voglio arricchire altri Paesi”, ha dichiarato durante un evento a Verona. Mentre FdI e Fi votano a favore al piano la Lega si discosta dagli alleati e vota contro. La posizione del vicepremier oltre ad essere un chiaro messaggio di autonomia rispetto alle dinamiche europee, conferma la linea della Lega di mantenere il controllo nazionale sulla difesa, senza delegare competenze strategiche all’Ue e non solo. Questa posizione non si esclude che possa impensierire il centrodestra. È stata una votazione che ha riflesso le diverse posizioni nel dibattito politico italiano ed europeo. La prossima settimana la Commissione Europea presenterà ufficialmente il Libro Bianco sulla difesa, che conterrà ulteriori dettagli sulle strategie future della politica di sicurezza dell’Ue, compreso il ruolo del piano ReArm Europe. Il dibattito, quindi, è tutt’altro che chiuso. Le tensioni tra chi sostiene la necessità di una difesa comune europea e chi teme una deriva militarista nazionale continueranno a influenzare la politica italiana ed europea futura.