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Dio solo sa se c’è bisogno di coltivare la fiducia nella scienza e di sognare un futuro pieno di possibilità. A venirci in aiuto è la sintesi della rivista Nature – una sorta di «Cassazione» sul meglio che la scienza ci ha regalato nell’anno che ci stiamo lasciando alle spalle.
È infatti molto di più e di diverso da una classifica o da un elenco delle scoperte più eclatanti del 2024, la lista compilata dai redattori che comprende i dieci personaggi che con le loro scoperte stanno influenzando e plasmando il nostro mondo, dalle nuove scoperte sull’universo alla rivisitazione delle previsioni del tempo alla cura delle malattie ereditarie. Per rendersene conto basta scorrerla quella lista, e leggere le storie di ricercatori e scienziati, uomini e donne, sintetizzate in brevi, fulminanti titoli: dal «guardiano del tempo» al «collezionista delle rocce lunari», dalla «smascheratrice delle frodi scientifiche» al «medico audace», dalla «guardiana del cosmo» all’«investigatore metereologo AI», dal «costruttore di nazioni» al «cacciatore di virus». Dietro ci sono menti brillanti che lavorano senza sosta in enti di ricerca, laboratori, università. Ma anche nelle «zone calde» del pianeta, nelle comunità più remote, come il «cacciatore di virus» Placide Mbala, l’epidemiololo congolese dell’Istituto nazionale di ricerca biomedica di Kinshasa, la capitale della Repubblica democratica del Congo (Rdc).
Suggestivamente indicato come «cacciatore», una definizione in auge tra Ottocento e Novecento per designare lo stuolo di ricercatori – i «microbe hunter», instancabilmente impegnati nella ricerca microbiologica sulla scia di capiscuola come Pasteur e Koch – Mbala non è semplicemente impegnato in prima linea nella battaglia biologica contro il Mpox (vaiolo delle scimmie) in Africa, dove questa temibile malattia continua a tormentare le comunità più vulnerabili. Ciò che rende davvero speciale il suo lavoro e quello del suo team di ricerca, che si propone come lezione da imparare e subito – in un mondo ancora segnato dalla tragica lezione dell’emergenza pandemica Covid-19 – è l’attenzione rivolta alla prevenzione.
Sorpresi dall’amnesia scientifica che all’inizio di quest’anno aveva prodotto un devastante aumento dei casi di Mpox, a così breve distanza di tempo dall’epidemia ancora latente del 2022, Mbala e i suoi collaboratori hanno lanciato l’allarme, dopo aver individuato l’ultimo focolaio sospetto di casi tra giovani adulti e prostitute in una regione orientale della Rdc. Analizzando il genoma del virus, hanno rilevato che si trattava di un nuovo ceppo, distinto dal virus che ha causato nel 2022 un’epidemia mortale di Mpox che è diventata globale.
Prevedendo che la malattia si sarebbe diffusa rapidamente, hanno sollecitato i funzionari sanitari locali e quelli dei Paesi limitrofi a elaborare al più presto e mettere in campo piani per contenere la diffusione del virus, sostenendo il rafforzamento dei sistemi sanitari locali, insegnando alle comunità come identificare i primi sintomi e a reagire immediatamente. Conosciamo fin troppo bene il pericolo di una nuova epidemia che potrebbe, senza un’adeguata sorveglianza e un intervento tempestivo, diffondersi in tutto il mondo, praticamente da un giorno all’altro. Non è certo un caso, dunque, che i redattori di Nature abbiano scelto il nome dell’epidemiologo congolese e la sua storia di ricercatore, sconosciuta ai più: il suo impegno assume il valore di un simbolo del fatto che non c’è bisogno solo di tecnologia avanzata, ma anche di soluzioni pratiche e mirate. «Ha lanciato l’allarme sulle epidemie mortali di Mpox. Ma quando il mondo lo ascolterà davvero?».