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Petroliera Seajewel, cosa è successo? La petroliera Seajewel, battente bandiera maltese e gestita dalla compagnia greca Thenamaris, è stata colpita nella notte tra il 14 e il 15 febbraio da un'esplosione mentre si trovava al largo di Savona. L'attacco ha provocato una falla nello scafo della nave, con uno squarcio di circa 70x120 cm. Le indagini hanno rivelato che due ordigni erano stati piazzati sulla nave, ma solo uno è esploso completamente. Il secondo, a causa della deflagrazione iniziale, si è staccato senza detonare, evitando danni ancora più gravi.
L'inchiesta aperta a Genova
L'attacco ha destato grande preoccupazione, spingendo la Procura di Genova ad aprire un'inchiesta con l'ipotesi di reato di naufragio aggravato dal terrorismo. Gli artificieri e i sommozzatori del Comsubin della Marina Militare hanno effettuato rilievi approfonditi e raccolto reperti ora in analisi presso i laboratori della scientifica di Roma. Uno degli aspetti più rilevanti dell'indagine riguarda il carico di petrolio trasportato dalla Seajewel. Secondo le dichiarazioni ufficiali, il greggio sarebbe di origine algerina, ma la Procura sta verificando la veridicità di queste informazioni. Se dovesse emergere che il petrolio proviene dalla Russia, la compagnia armatrice potrebbe essere accusata di violazione dell’embargo imposto dall'Unione Europea a seguito del conflitto in Ucraina. Questo reato prevede pene fino a sei anni di reclusione.
Le autorità stanno esaminando diversi elementi per determinare la reale origine del petrolio, tra cui le analisi chimiche del carico, la ricostruzione della rotta della nave, la verifica dei certificati di origine della merce e la documentazione di bordo.ùù
Ipotesi di sabotaggio e scenari
Tra le ipotesi investigative più accreditate c'è quella di un sabotaggio mirato. L’attacco potrebbe essere stato opera di gruppi filo-ucraini, considerando che la Seajewel era stata precedentemente identificata come parte delle "flotte fantasma" che aggirano le sanzioni commerciali imposte alla Russia. Questa pista si basa anche sul fatto che l'armatore della Seajewel era già finito nella blacklist delle autorità ucraine per sospetto contrabbando di petrolio a favore della Russia.
Inoltre, la vicenda della Seajewel si inserisce in un quadro più ampio: un mese fa, una nave gemella, la Seacharm, aveva subito un attacco simile mentre si trovava in Turchia. Il fatto che entrambe le petroliere siano state colpite con dinamiche analoghe suggerisce un possibile pattern di attacchi mirati contro specifici operatori del traffico petrolifero.
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Sicurezza marittima e rischio escalation
L’episodio ha sollevato interrogativi sulla sicurezza delle rotte petrolifere nel Mediterraneo. Se venisse confermato che l’attacco è legato a dinamiche geopolitiche internazionali, ciò potrebbe innescare nuove tensioni tra Stati e gruppi d’interesse coinvolti nel commercio del greggio. Le autorità italiane stanno monitorando la situazione con grande attenzione, considerando anche i rischi ambientali legati a possibili sversamenti di petrolio in mare.
Il futuro della Seajewel. Dopo giorni in rada tra Savona e Vado Ligure, la Seajewel ha lasciato la Liguria e sta dirigendosi verso il porto del Pireo, in Grecia, per effettuare le necessarie riparazioni. L’armatore si è dichiarato disponibile a collaborare con le autorità, fornendo documentazione utile alle indagini.