ARTICLE AD BOX
Un grave episodio di intimidazione ha colpito la troupe di Pomeriggio 5, il programma televisivo di Canale 5 condotto da Myrta Merlino. Questa mattina, mentre si trovava a Paola, in provincia di Cosenza, l’inviato Vincenzo Rubano è stato bersaglio di colpi d’arma da fuoco. Il giornalista stava seguendo da alcuni giorni il delicato caso di due fratellini presumibilmente vittime di maltrattamenti in famiglia, cercando di ottenere dichiarazioni dal padre biologico dei minori.
Secondo quanto riportato dalla redazione della trasmissione, mentre Rubano si trovava nei pressi dell'abitazione di interesse per il servizio giornalistico, alcuni spari hanno risuonato nell’aria, provenienti da una finestra dell’edificio.
L’inviato, allarmato, si è immediatamente allontanato insieme alla sua troupe, mettendosi al sicuro. L’episodio è stato approfondito nel corso della diretta del programma, dove il giornalista ha riferito nei dettagli la dinamica dell’accaduto.
Nella puntata precedente di Pomeriggio 5, la madre e la nonna dei due bambini, attualmente indagate per presunti maltrattamenti, erano intervenute per difendersi dalle accuse. Secondo le loro dichiarazioni, l’intera vicenda sarebbe stata amplificata e distorta, con elementi non corrispondenti alla realtà.
Le autorità locali hanno avviato un’indagine per identificare l’autore degli spari e chiarire se si sia trattato di un atto intimidatorio mirato o di un gesto dettato da altri motivi. La situazione rimane sotto stretta osservazione delle forze dell’ordine, che stanno raccogliendo testimonianze e prove per ricostruire l’accaduto.
Casi analoghi in Italia, quando i giornalisti diventano bersagli
L’aggressione ai danni di Vincenzo Rubano si inserisce in un quadro preoccupante che vede i giornalisti italiani sempre più spesso vittime di minacce e violenze nel corso del loro lavoro. Negli ultimi anni, numerosi episodi simili hanno acceso il dibattito sulla sicurezza degli operatori dell’informazione, specialmente quando si occupano di cronaca nera o inchieste delicate.
Uno dei casi più eclatanti è quello di Federica Angeli, giornalista di Repubblica, che dal 2013 vive sotto scorta dopo aver denunciato le attività illecite della criminalità organizzata a Ostia. Anche Sandro Ruotolo, ex inviato di Servizio Pubblico, è stato più volte minacciato per le sue inchieste sulla camorra, al punto da necessitare di una protezione speciale da parte dello Stato.
Recentemente, episodi di aggressioni e minacce si sono verificati anche nei confronti di giornalisti impegnati in reportage su proteste di piazza, criminalità organizzata e tematiche ambientali. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) ha più volte denunciato l’escalation di violenze e intimidazioni nei confronti della stampa, sottolineando la necessità di interventi concreti per garantire la libertà d’informazione e la sicurezza di chi racconta i fatti.