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ROMA Che le aspettative siano alte, in quanto a partecipazione, lo confermano i maxi ordini di vettovaglie per rifocillare i militanti radunati sul pratone. Perché per domenica si stanno già preparando una tonnellata di salamelle, 300 chili di formaggio Branzi alla piastra, 150 di salame. E il doppio di arrosticini rispetto all’ultima volta, visto che un anno fa gli spiedini erano già finiti prima di mezzogiorno.
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Non sarà una Pontida qualunque, quella di domani (ma sul “sacro suolo” della bergamasca si cominceranno a scaldare i motori già da questo pomeriggio, con la festa della Lega giovani). Ha scommesso molto, Matteo Salvini, sulla storica adunata del Carroccio. Un po’ per il parterre di ospiti, che include i leader sovranisti di mezz’Europa (e oltre): dal premier ungherese Viktor Orban, con cui i leghisti condividono il gruppo dei Patrioti a Bruxelles, alla numero due dell’Fpo austriaca Marlene Swazek, reduce dal trionfo dell’estrema destra alle elezioni di domenica scorsa (assente invece il leader Herbert Kickl). Marine Le Pen, che un anno fa calcò il palco a braccetto col segretario federale, stavolta potrebbe intervenire in collegamento.
Ma l’appuntamento è atteso soprattutto perché è da qui che il vicepremier lancerà la mobilitazione in vista del 18 ottobre, il giorno della sua arringa difensiva nel processo Open Arms. Con un messaggio chiaro, scandito già nello slogan «a caratteri cubitali» che campeggerà sul palco: «Non è reato difendere i confini». Eccolo, il punto su cui insisterà il ministro dei Trasporti, domani all’ora di pranzo: «Sono colpevole di aver difeso i confini italiani. E per questo la sinistra vuole mandarmi in carcere». Lo stesso concetto che il capo di via Bellerio ha ribadito ieri dalla Spezia, dove partecipava a un evento elettorale per Marco Bucci: «Entro ottobre avrò la sentenza di primo grado, vi dico già che non mollo. Domenica a Pontida e poi al processo ribadirò che difendere i confini è un dovere e non un reato. Se mi assolvono ci vediamo qua per festeggiare, se mi condannano festeggiamo ugualmente».
GLI OSPITI
Ed è lo stesso tasto su cui batteranno i leader sovranisti sul pratone su cui la Lega si dà appuntamento da 24 anni. Come Orban, che già aveva definito Salvini «il Patriota più ricercato d’Europa», e che si candida a essere la vera star dell’evento. E poi l’olandese Geert Wilders, il portoghese leader di Chega André Ventura, i cechi Ondrej Knotek e Petr Macinka. Fino a José Antonio Fúster, portavoce della destra spagnola di Vox, un tempo socio dei Conservatori di Giorgia Meloni salvo poi abbandonare l’eurogruppo di Ecr per trasmigrare nel rassemblement patriottico del leader ungherese. Chi non potrà esserci di persona si collegherà o manderà un video. Oltre a Le Pen faranno lo stesso l’europarlamentare Jordan Bardella e l’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro. Ed è facile prevedere che, com’è d’abitudine per i protagonisti, sarà fuoco e fiamme.
Certo, il colpaccio sarebbe stato un videomessaggio di Donald Trump, di cui Salvini è grande supporter. O magari una clip di incoraggiamento da parte di Elon Musk, con cui nelle scorse settimane non sono mancati gli abboccamenti, dopo il post di solidarietà del fondatore di Tesla al vicepremier per la vicenda Open Arms. Ma mai dire mai: non si escludono sorprese.
A scaldare la platea prima del comizio salviniano, in ogni caso, ci penserà il generale Roberto Vannacci, alla sua “prima” Pontida nazionale (in estate fu la star della kermesse sul “sacro suolo” organizzata dalla Lega locale) dopo l’elezione a Bruxelles sotto le insegne leghiste e il trionfo delle 560mila preferenze. E chissà se ancora una volta l’ex parà del Mondo al contrario diraderà i sospetti sul suo futuro, quelli di chi lo accusa di volersi mettere in proprio con un suo partito più a destra di Salvini.
LA MOBILITAZIONE
Di certo c’è che il Carroccio, domani, vuol fare le cose in grande. «Sarà una mobilitazione senza precedenti», promettono gli organizzatori. Che – oltre al maxi quantitativo di salamelle, pane e polenta – hanno prenotato più di 150 pullman da tutta Italia. E poi si punta a fare il pieno di firme ai gazebo a sostegno di Salvini: a chi sottoscriverà l’appello in favore del leader a processo per sequestro di persona, verrà consegnata una tessera da «socio fondatore del “Comitato per la Sicurezza dei Confini”». Un «attestato – spiegano dal Carroccio – per confermare la propria vicinanza al leader e la determinazione a difendere i confini». Altro tema all’ordine del giorno sarà di certo il Medio Oriente. E non solo perché all’indomani di Pontida, il 7 ottobre, sarà un anno dal rapimento degli ostaggi israeliani per mano dei terroristi di Hamas. Ma anche perché, come ha ricordato via Bellerio, in quella stessa data nel 1571 si combatté la battaglia di Lepanto, l’epico scontro tra la Lega santa di Papa Pio V e l’armata (sconfitta) dell’impero ottomano. Quella che è stata poi definita una battaglia di civiltà tra cristiani e musulmani. E chissà che il paragone, per gli oratori, non torni calzante.
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