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Prevost nel mirino della destra religiosa Usa. Bannon: “Il peggiore”

10 ore fa 1
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NEW YORK. Negli Stati Uniti ci sono cristiani sia nel partito democratico che nel partito repubblicano, ma i cristiani evangelici e i cattolici conservatori tendono a sostenere prevalentemente il Grand Old Party. I cattolici rappresentano la più grande confessione cristiana d’America, con oltre 68 milioni di fedeli e, nelle elezioni nazionali, sono espressione di una quota di aventi diritto compresa tra il 25 e il 27%. Nell’attuale composizione del Congresso, 24 dei 100 senatori sono cattolici (15 democratici, 9 repubblicani), così come 132 dei 435 membri della Camera dei rappresentanti. La maggior parte degli americani esprime sostegno al principio di separazione tra Stato e Chiesa, ma una percentuale, seppur minoritaria, afferma di ritenere che il governo federale dovrebbe dichiarare il cristianesimo religione ufficiale degli Stati Uniti. Molti, invece, ritengono che il governo federale dovrebbe promuovere i valori morali cristiani.

Steve Bannon, uno dei registi dell’alleanza tra destra cristiana e potere politico 

Dalla sua entrata nella scena politica, Donald Trump – sostenitore della destra cristiana e del suo legame con la politica come conferma la foto del 18 marzo in cui viene ritratto mentre prega nello Studio Ovale con i leader religiosi – ha attuato importanti politiche a lungo auspicate da quel macrocosmo religioso. Ad esempio la nomina di giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti contrari all’aborto e al sostegno dei diritti Lgbtqi+. E una lotta spietata all’immigrazione illegale. Il presidente, un cristiano ex presbiteriano, gode quindi del sostegno della potente chiesa evangelica, ma anche del “correntone” della destra cattolica che ha acquistato particolare forza nell’ultimo decennio in contrapposizione a Papa Francesco. E che trova espressione in diversi profili del Trump II, tra cui il vicepresidente JD Vance e il segretario di stato Marco Rubio.

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A febbraio, l’inquilino della Casa Bianca ha annunciato la creazione di una task force contro i «pregiudizi anticristiani» e dell’Ufficio Fede della Casa Bianca (Whfo) guidato da Paula White, la facoltosa telepredicatrice che ha definito il movimento Black Lives Matter «anticristo» e ha affermato che Gesù sarebbe stato «peccatore» e non «il nostro Messia» se avesse violato la legge sull’immigrazione. La sua vice, Jennifer Korn è stata in precedenza consulente senior del National Faith Advisory Board, il gruppo cristiano di destra sostenuto da Trump e fondato da White. Jackson Lane, vicedirettore per «l’impegno nella fede», si è laureato alla Missouri Baptist University ed è stato vicedirettore per la sensibilizzazione sulla fede per la campagna Trump-Vance del 2024.

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Tra gli altri profili di riferimento all’interno del “cerchio crociato” trumpiano, c’è William Wolfe, che ha lavorato nel Trump I ed è un duro e puro delle politiche pro-life, e Russell Vought, uno degli architetti del Project 2025, il piano di destra per il secondo mandato di Trump, e direttore del bilancio della Casa Bianca a febbraio, ovvero il “cassiere” di 1600 Pennsylvania Avenue. Pete Hegseth, segretario della Difesa, al centro di polemiche per i suoi tatuaggi anti-Islam avrebbe infine stretto legami con una chiesa nazionalista cristiana con sede in Idaho.

Per quanto riguarda i rapporti tra l’amministrazione e Papa Leone XIV, al di là delle ostentazioni di orgoglio da parte di Trump nel vedere eletto il primo Pontefice statunitense in coincidenza della sua presidenza, si registra un primo malessere nel mondo Maga e tra le frange ultraconservatrici di quello cattolico americano.

Secondo alcuni il conclave ha scelto il meno americano dei cardinali Usa e comunque l’altra faccia dell’America trumpiana. Uno dei più importanti alleati cattolici del presidente, il suo ex stratega alla Casa Bianca, Steve Bannon ha definito Leone XIV la «peggior scelta per i cattolici Maga: è stato un voto anti-Trump da parte dei globalisti che gestiscono la Curia. È il Papa che Bergoglio e la sua cricca volevano», ha accusato il guru dell’estrema destra americana, che una settimana fa aveva predetto l’elezione del cardinale Prevost, indicandolo come l’outsider spinto da quei poteri forti che il movimento Maga identifica nei cosiddetti “Deep State” e “Deep Church”. Gli ha fatto eco su X l’influencer Laura Loomer, trumpiana di ferro: «È un marxista convinto come Papa Francesco». «Non credo che il fatto che il cardinale Prevost venga dagli Usa abbia avuto molto peso – ha detto il cardinale di New York, Timothy Dolan, vicino a Trump – E non dovrebbe spaventarci il fatto che guardiamo a papa Leone come a un costruttore di ponti. È questo il significato della parola latina “Pontefice”». «Vorrà costruire ponti con Trump? Penso di sì, ma vorrebbe costruire ponti con i leader di ogni nazione chiosa Dolan –. Quindi non credo affatto che i miei fratelli cardinali abbiano pensato a lui come a un contrappeso per qualcuno».

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