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“Questa esposizione mediatica rischia di compromettere profondamente la necessaria tranquillità e riservatezza, nonostante il suo carattere pubblico, che deve circondare un carattere penale”. Gli avvocati degli attivisti No Tav e dei membri del centro sociale Askatasuna di Torino, imputati per associazione a delinquere e altri reati, criticano i magistrati e la trasmissione televisiva Quarta Repubblica in una lunga nota. Lo fanno a pochi giorni dalla sentenza, attesa nelle prossime settimane, con cui terminerà il processo di primo grado a carico dei loro assistiti.
I magistrati
Sabato 25 gennaio 2025, durante la cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario, sia il membro laico del Csm Enrico Aimi sia il procuratore generale di Torino Lucia Musti hanno dedicato al processo in corso alcuni passaggi cruciali dei loro interventi. Ha detto Musti, riferendosi ai militanti: “Hanno strutturato una progettualità per innalzare il livello di conflittualità contro le istituzioni. Torino è la capitale dei centri sociali e degli anarco-insurrezionalisti”.
Replicano gli avvocati: “Stupiscono le parole di un’autorevole magistrata che, davanti a una platea composta di giudici dello stesso distretto in cui si svolge il processo, commenta lo stesso con accenti così perentori, in contrasto con il valore del dubbio e la prudenza del giudizio. Questo contrasta il principio della presunzione di non colpevolezza degli imputati”.
I servizi in Tv
Nei giorni scorsi, poi, la trasmissione di Retequattro Quarta Repubblica ha dedicato due servizi televisivi al movimento No Tav, con riferimenti anche al processo in corso. “Le vicende che riguardano il centro sociale sono state accostate a filmati che nulla c’entrano con lo stesso – proseguono i legali – Hanno utilizzato e mostrato, in contrasto a una specifica previsione legislativa, del materiale prodotto dalla Digos nel corso delle indagini”.
Il processo
Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla sostituta procuratrice Manuela Pedrotta, ci sono le violenze delle manifestazioni No Tav in Val di Susa negli ultimi anni. Secondo l’accusa, sono state coordinate dagli attivisti di Askatasuna, accusati anche di associazione a delinquere. Nello stabile occupato di corso Regina, questi non organizzerebbero attività culturali e sociali, come sostengono i loro difensori. “Invocano finalità politiche, ma le loro azioni sono solo violenza. Il sodalizio di Askatasuna è ricorso al brand No Tav per acquisire un consenso allargato, che diversamente non sarebbe riuscito ad avere”.
La presidenza del Consiglio dei ministri, con i ministeri dell’interno e della difesa, sono parti civili al processo e chiedono un risarcimento di 6,8 milioni di euro. Secondo gli avvocati delle difese, invece, “i militanti No Tav agiscono per la difesa e la salvaguardia di valori tutelati dalla Costituzione”.
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